giovedì 30 dicembre 2010

Duemiladieci

E' iniziato all'insegna del passato, con i vecchi amici e le vecchie canzoni...Ma in barba a tutti i detti sulla fine dell'anno ha portato solo novità.. Nel secondo mese di questo, ormai vecchio, anno ho aperto la porta ai 30 mq più importanti della mia vita. Giorni di costruzione. Abbiamo imbiancato le quattro pareti, montato mobili e ci siamo costruiti il rifugio sicuro a tutte le intemperie. L'amore quello che cura, quello che intuisce in ogni singolo gesto cosa sta accadendo, quello che basta un abbraccio a far tornare la calma...  Nei mesi seguenti, come sempre, qualche brutta bufera è passata anche da qui.. Ed io con la mia piccola barchetta sgangherata ho cercato porti sicuri. Ho attraccato nuovamente dove so che è sempre possibile riposare e guardare sereni l'orizzonte. In questa navigazione ho incontrato altri intrepidi marinai ed insieme abbiamo scoperto tanti nuovi continenti.. La primavera e l'estate di questo 2010 è stata calda e accogliente, ha dato i suoi frutti.. L'autunno è stato infuocato... Ho conosciuto nuovi posti dentro di me, ho riaperto vecchie scatole e ricevuto nuovi regali.. Il regalo più grande, probabilmente, è stato imparare. E' stato scoprire quanti confini posso superare...
Questi 12 mesi:
Gennaio- La fine del servizio civile, gli ultimi turni: "Misericordia sede Operativi"
Febbraio- Imbiancare, montare mobili..creare "Casa Rossi"
Marzo- Fallimentari tentativi di studio e di esami..
Aprile- La campagna elettorale per le Regionali...ed eviterei commenti!!
Maggio-  Seri tentavi di studio " sono nuovamente una matricola"; basta tessere siamo il Cantiere!!
Giugno- Nuova avventura il Counseling..ed i primi risultati all'università..
Luglio- il grande caldo a casa rossi e l'impresa della tesina di semiotica..
Agosto- Vacanze tra la costiera cilentana..e il ferragosto a Capaccio!!
Settembre- L'unica cosa che ricordo di questo mese è la morte di Roberto Collina...ma è stato anche mese di dimissioni..
Ottobre- ho compiuto 26 anni... ed è stato mese di transito"il genogramma"..ah il 16 ottobre Fiom
Novembre-  Intenso mese di studio su me stessa... in una parola IPR
Dicembre- Mese di rivolte.. Il 14 dicembre ( CantiereWebtv-Radioredazione-Buco)
Buon anno!!!

martedì 21 dicembre 2010

Lei è

Lei è Lei. Appena sveglia, nel suo pigiama caldo, con i suoi capelli raccolti, si guarda allo specchio. Osserva i punti neri, le piccole rughe, qualche pelo superfluo... Lei si guarda negli occhi e si riconosce. I suoi occhi dello stesso colore dell'ambra, come questa resina, trattengono i fossili della sua vita..e se la luce è giusta riflettono il futuro. Lei è disordine. Ama appoggiare le cose dove le pare, ma in questo ha un'abitudine. C'è un libro in bagno, uno vicino al letto. C'è il computer un pò ovunque e con esso la musica. Lei è ordine. Ama la biancheria profumata e stirata nei cassetti, i piatti in fila decrescente e che alcuni oggetti stiano sempre nello stesso posto. Lei è fretta. Non arriva quasi mai in anticipo, porta a termine le cose nell'ultimo momento utile, ed ama correre per strada andando da un posto all'altro. Lei è calma. Ama dormire al caldo del piumone per una giornata intera, ama godersi i momenti d'amore per lunghe ore... Lei è Lei..e racchiude in sè sinonimi e contrari di se stessa..

mercoledì 15 dicembre 2010

vogliamo il presente

Vogliamo il presente

io sono     una giovane donna laureata e precaria
tu sei        un cittadino di un luogo italiano senza diritti
egli è        un lavoratore cinquantenne licenziato
noi siamo  una forza, il futuro e il presente
voi siete    se non siete tra noi...siete perdenti
essi sono
  lo Stato, porci, affaristi, vecchi, e ormai zombie



I am               una giovane donna laureata e precaria
You are    un cittadino di un luogo senza diritti
He is        un lavoratore cinquantenne licenziato
We are     una forza, il futuro e il presente

You are    se  non siete tra noi...siete perdenti
They are    lo Stato, porci, affaristi, vecchi, e ormai zombie


Ι           una giovane donna laureata e precaria
είστε    un cittadino di un luogo senza diritti
είναι un lavoratore cinquantenne licenziato
εμείς  una forza, il futuro e il presente
είσαι  se non siete tra noi...siete perdenti
είναι
  lo Stato, porci, affaristi, vecchi, e ormai zombie

 Non so tradurre, ma so che in tutte le lingue europee oggi vogliamo il presente...

martedì 14 dicembre 2010

La mia prima diretta ha il sapore dei lacrimogeni!!

Non credo di essere diventata una giornalista, tanto meno una reporter oggi, ma ho scoperto l'odore della diretta, l'adrenalina da notizia. Voler raccontare a tutti i costi, fremere perchè accade qualcosa in quel momento in quel luogo e non hai un dopo: senti il dovere di descriverlo in quell'istante. Se al mattino appena arrivata a Roma l'emozione era dovuta alle interviste, alle domande pensate in fretta e in fretta fatte, nel pomeriggio sfidando la paura i lacrimogeni, il fuggire dalle cariche, le esplosioni mi hanno reso un animale da racconto!!
Tutto è stato esaltante, tutto aveva vita e rabbia.
Ho scoperto un modo diverso di essere in piazza, un modo diverso di manifestare il dissenso. Ma ho visto anche una folla enorme dividersi e ricompattarsi continuamente, tentare assedi, correre facendo correre chiunque si trovasse di fronte. C'erano gli studenti, tanti tantissimi, partiti dalla sapienza hanno raggiunto l'altro pezzo di corteo "uniti contro la crisi" al Colosseo in mattinata. Le facce le più diverse: ragazzi con i caschi pronti alla rivolta, giovani dal volto colorato, danzanti dietro al solito camioncino scassato che serve un pò da sottofondo musicale e un pò da palco, il popolo aquilano, i migranti di Brescia direttamente dalla gru, i più disparati movimenti locali, e anche le vecchie bandiere rosse tutte in fila a chiudere, i volti e le persone a me più conosciute.
Durante tutta la giornata a scandire le ore erano le continue telefonate ai ragazzi alla radio, gli sms per la diretta, ed ogni tanto nei momenti tesi le telefonate ( con la linea che ovviamente non prendeva) per rassicurarsi che anche chi non era lì con te fosse sano e salvo.
Intanto dopo aver intervistato Cremaschi,Caruso, Casarini, Ferrero,comincio a vivermi il corteo. La sapienza ci raggiunge, incontriamo il Conte ( caporedattòòò) il tempo di intervistare Landini e via andiamo alla testa del corteo. Testa che nel corso della giornata si divide e diviene tante teste. Piazza Venezia la vedo prima vuota e blindata e dopo pochi minuti invasa dalla marea umana che compone il corteo... Il Corteo punta ad accerchiare Montecitorio. Ed è qui, che cercando di tagliare, correre e osservare, passo una buon ora, tra vicoli laterali. Incontriamo una troupe di Rai2 la seguiamo, loro solidali con noi piccola webtv radioweb tutto insieme in un telefonino, ci aiutano un pò ad infilarci qua e là tra i blindati. Ma è troppo tempo che io non vedo niente, è troppo tempo che non capisco che succede e allora via ricerchiamo il corteo.. Ed è così che ci troviamo sul lungo Tevere, siamo di nuovo un fiume enorme. Un altro aggiornamento dalla radio, e così intervisto una ragazza, non so come si chiami, ma ricordo bene i suoi occhi azzurri e il suo " e de che" al mio "grazie". Ecco si riparte, andiamo alla testa del corteo nuovamente e siamo in corso Vittorio Emanuele. Lo scenario qui è di una guerriglia appena finita. Altro aggiornamento radio " ragazzi qui le vetrine delle banche sono state tutte sfondate o fatte saltare". Continuiamo e ci ritroviamo a Piazza del Popolo. Qui sembra tutto tranquillo, il corteo dovrebbe ricompattarsi qui e poi procedere per via Muro Torto. Decidiamo di mangiare, la solita pizza al taglio romana, una bottiglia d'acqua e mentre sto lì seduta al tavolino credendo di poter riposare ecco sbucare in corsa un gruppo di ragazzi e le forze dell'ordine avanzare. Ok ci alziamo e andiamo nuovamente in piazza. Piazza del Popolo è piena, ci sono i book block, il camioncino con l'impianto, ma sulle due strade che ci hanno portato lì inizia la guerriglia. Vedo e sento la tensione, il lancio di oggetti e l'arrivo dei lacrimogeni.. Si alza un fumo nero, hanno incendiato una camionetta, continuano gli scontri, ci muoviamo come un'onda un pò in avanti e poi di corsa indietro, mentre qualcuno continua ad urlare "calmi, non correte". Guardo la piazza è piena e penso se entra la polizia è una mattanza. Intanto mi dicono al telefono che via del corso è una carica ed uno scontro continuo. Neanche il tempo di pensare e sto salendo le scale del Pincio. Le forze dell'ordine entrano in piazza con le camionette c'è il fuggi fuggi, ed io continuo a parlare in diretta con i ragazzi in radio, la gola mi brucia, gli occhi lacrimano, ma non importa "Paolo riprendi"! Siamo nei giardini del Pincio, qualcuno chiede un medico, un ragazzo sta male dopo gli scontri. Noi continuiamo a salire e ci ritroviamo a fare un giro lunghissimo. Incontriamo nuovamente un corteo di studenti, hanno occupato via del Muro Torto il traffico è fermo. Sono stanca, mi fa male il polpaccio, cerchiamo disperatamente la metro. Arriviamo in piazza Barberini, chiamo il Conte " Sei vivo?? Tutto ok??" Paolo si rassicura su tutti quelli che abbiamo perso per strada. Ed eccoci in metro,un viaggio che mi sembrava lunghissimo. Arriviamo all' Anagnina, fermata al bar, ultima telefonata ai ragazzi in radio, il loro entusiasmo e i loro grazie mi rincuorano e mi fanno stare bene. Risaliamo sul pullman ed è sonno profondo. Fermandoci in Autogrill ho tanto mal di testa, il polpaccio non lo sento più, ma penso: la mia cronaca ha il sapore dei lacrimogeni!!

sabato 11 dicembre 2010

Io sto con te tu con chi stai??

Caro Amore mio,
non mi vergogno e non ho paura a scrivere, su una pagina così pubblica, quanto di più intimo sei per me.
Non voglio però regalare a chi non può leggerelo il nostro legame, il nostro appartenerci. Per questo ti scrivo una sola cosa con l'auspicio che valga per tutte le parole che non saranno qui nero su bianco.
Io ho scelto, ed ho scelto Te. Cinque anni fa risposi ad una domanda :"Io sto con te tu con chi stai??" e risposi guardandoti negli occhi, stesi su di un piccolo letto scassato, "Sto con te". Da allora basta questo per me. Se evado, se scappo e perchè so che posso tornare da Te. Posso ritrovarmi a casa sempre tra le tue braccia. Sono infinitamente contenta di aver scoperto ancora una volta oggi quanto mi conosci. Ed è meraviglioso averti accanto, anche quando te ne stai in silenzio ad osservare pronto poi ad accogliermi.
Lo dico a te, lo sto dicendo al mondo, ( e lo so lo dico poco) : Ti amo.

mercoledì 8 dicembre 2010

Le luci colorate ad intermittenza, il verde e l'oro condito di rosso. Ecco che giunge l'aria natalizia... E' incredibile come l'aria di festa e il mondo che si muove tra negozi e pranzi, contrasti con la quiete e la malinconia che ci si porta dentro. Chissà perchè queste grandi riunioni di famiglia e le canzoncine melense in filodiffusione ci  rendono tristi. I cambiamenti radicali della vita mi capitano sempre tra la fine dell'anno e l'inizio di quello nuovo.. Più fuori si fa freddo più dentro ribolle il sangue. Emerge la spinta ad andare, a proseguire a mutare pelle. Ed in fondo è sempre più facile trasformarsi indicando gli altri come causa di tali trasfigurazioni. Poi ci si rilassa, si riflette calmi e si comprende che tutto inizia e finisce dentro di noi, che gli altri sono solo l'albero a cui ci poggiamo mentre attendiamo che dal bozzolo esca la farfalla. Non so quante donne abbiano provato questa sensazione, ma so che cambio pelle in continuazione. Certo ogni volta le mie ali sono più forti, i loro colori più nitidi, ma ogni volta sembra che il bozzolo da cui devo uscire è più stretto, più soffocante. E' qualche momento prima della rinascita che provo una profonda paura, che quel guscio caldo e stretto non mi sembra più vecchio e mortale, anzi vorrei non lasciarlo più. Ma la natura, la vita non è mai incerta, sceglie. Quando comincia un percorso deve portarlo a termine, non si può indugiare: la paura in natura uccide. I predatori annusano la preda nel panico. E le prede hanno imparato a mimetizzare l'ansia della morte. Hanno imparato a fuggire veloci o a rimanere perfettamente immobili. E noi, noi esseri umani che non abbiamo predatori?? Siamo rimasti fottuti. No riusciamo a controllare facilmente la paura, le ansie si impossessano di noi. E l'organo, controllore di tutto, il cervello va in tilt. Prende facilmente abbagli, si fa stordire dall'adrenalina in circolo, dall'allarme del pericolo. Ed eccoci, immobili o in fuga dinanzi a morti potenziali e finte. Oppure con espressioni inebetite per finti piaceri e felicità. Facciamo tutto da soli. Ci costruiamo il pericolo e la felicità... Abbiamo grosse difficoltà a stabilire un contatto reale con l'esterno, un contatto reale. Il nostro corpo lo media sempre, e poichè del nostro corpo fa parte anche la mente, spesso è essa stessa a mediare. Nel suo essere medium, però utilizza fitti sistemi di distorsioni. E così non riusciamo mai ad avere la realtà a portata di mano. Se guardiamo una foto, magari anche sviluppata e la tocchiamo, non siamo in grado di osservare solo i colori e la figura. La nostra mente ha già mediato. E così insieme ad un pezzo di carta colorato stiamo guardando: un ricordo, una dedica, un espressione, un legame etc etc. Come gli animali abbiamo un istinto, ma non abbiamo saputo affinarlo sulle necessità e i bisogni. Anche l'istinto abbiamo mescolato. Lo abbiamo unito alla memoria e non solo a quella atavica. E così anche l'istinto si falsa, si basa sulle vecchie percezioni e anche su quelle distorte. Cosa c'entra tutto questo con le lucine di Natale?? non lo so.. Mi osservavo, qui, in cucina a lavare i piatti, incapace di pensare solo al meccanismo per cui aprivo l'acqua e lavavo, ma la mia mente continuava a cucire insieme le lucine, i ricordi, le aspettative, e le paure. Facevo quello che facciamo spesso: un bilancio. Pensavo a ciò che ho ancora da fare e a ciò che ho fatto. Riflettevo su ciò che voglio ottenere ora, e ciò che è solo un languido desiderio. Contavo errori, vittorie e sconfitte. Tutto mentre lavavo i piatti consapevole di dover dopo addobbare un albero. Ecco nel bel mezzo di un 8 dicembre qualunque, per un pò la serenità della consapevolezza, del conoscersi mi ha attraversato. E mi sono vista lì, nel bozzolo ansimante spingendo verso l'uscita. E' passata la paura, sto per emettere l'ennesimo primo respiro. Vorrà dire che il 25 festeggerò la mia ennesima natalità.

Kill Bill Soundtrack (You Shot Me Down)

Lei combatte

Lei non è spaventata dalla lotta, sa come attaccare difendendosi. Ha imparato a proteggere gli organi vitali, a stare in guardia e sganciare colpi quando necessario. Un combattimento non deve portare ad una vittima obbligatoriamente, ma Lei sa  che a subire almeno in quel perimetro e in quel momento non può essere lei. Ed è per questo che serra i denti e con movimenti cauti  mette nell'angolo l'altro. Lei si muove accerchiando chi le ha fatto del male lo guarda dritto negli occhi. Lei sa che per ferire mortalmente non ci vuole un colpo sferrato con forza, ma un gesto lento e deciso. Così con i suoi pantaloni bianchi, la sua canotta e i piedi nudi, si muove con il ritmo del respiro, con il gomito teso e la mano a pugno si protegge il viso e le costole, e con le gambe attacca al cuore, schiva ,salta, ma colpisce. I colpi si danno, ma non si devono ricevere, si devono evitare. E se è costretta a piegarsi sa che non deve cadere, ma deve solo agire. Far male in alto colpendo dal basso. In quell'adrenalina Lei non ha paura. E' sicura che la giusta rabbia del suo cuore guiderà i muscoli. Lì tenderà forti, darà potenza. E l'arte del male si sprigionerà quando toglierà all'altro l'equilibrio. Il suo avversario non deve più riconoscere lo spazio e il tempo, sarà nel giusto momento tra paura e confusione che Lei tenderà dalla miglior difesa il più feroce e determinato degli attacchi. I colpi che preferisce sono quelli che si insinuano là dove non c'è difesa che tenga... Il fiato si fa ansimante, ma la concentrazione cresce, l'energia la esalta e con gli occhi freddi e lucidi lo guarda. In quell'occhiata ci sono tutte le parole non dette, c'è tutta la sofferenza, la pazienza, la comprensione data in eccesso. Ma in quello sguardo sopratutto c'è la riscossa. La possibilità per una volta, quella giusta, di rispondere al corpo con il corpo. Sono secondi, attimi in cui una condensa di sudore e fremiti scoppia. Ed ecco "boom", il suo piede teso è sullo sterno dell'altro a togliere il respiro. E ancora "boom" il suo piede toglie la terra dai piedi dell'altro. E finalemte c'è il pieno "boom" quello che l'intero peso morto dell'avversario fa cadendo giù. Lei guardando dall'alto quegli occhi sconfitti piange, le scivolano giù tutti i ricordi, tutti i momenti più belli, ma la fitta allo stomaco che le provocano le più feroci pugnalate ricevute regala al suo viso una piena ed appagata espressione. Lei si congeda, saluta come quel rito sacro vuole. E con i piedi che bruciano si ritira. Sapendo che ogni vittoria combattuta porta con se tante sconfitte. Ma lei non ha paura di combattere. Il duro allenamento serve a questo. Serve a saper essere lucidi e concentrati nell'attimo più agitato. Serve a mandare tutta la forza dal cuore al piede nudo. E sopratutto serve a saper salutare dopo aver atterrato l'avversario.

Storia di un migrante italiano

Una trattoria sulla strada dalle sporche vetrine, ritrovo di viandanti dalle mille storie. Quattro compagni affezionati ed un grosso uomo, dalle mani dure e sporche. Il racconto è una di quelle narrazioni che si fanno a tarda ora, dopo la cena, durante il digestivo.
"Sono andato ad Amsterdam che avevo 19 anni, ci sono stato trent'anni. " Ed ecco spuntare gli aneddoti su lunghe giornate di fatica nei cantieri. Le storie d'amore e di vita, i figli i nipoti e la solitudine. Il confronto tra ciò che si  lascia  e ciò che si prende.. Un uomo grande e grosso si fa piccolo e malinconico nel raccontarti come si è fatto da solo..
Un 'impresa edile, montano e smontano infissi e porte, lavorano le loro ore e si barcamenano tra periodi di grassa e periodi di magra. E dire che tutto inizia da un amore. Chi lo direbbe mai guardando quel rude sguardo e quelle ruvide mani.
"Ho incontrato mia moglie qui in Italia e poi siamo partiti. Lì si stava bene, i diritti sono tuoi e ti garantiscono." Ecco che il racconto si riempie di conti, guadagni, mesate e affari. E insieme ai soldi cresce la famiglia. Quell'amore che lo ha portato nei freddi inverni olandesi, quello stesso legame cresce con i figli. Oggi tutti rimasti lì , oggi lontani ma "sistemati". Così commosso porta fuori il calendario con le foto dei sette nipoti. Sette bambini del nord europa, biondi con gli occhi blu. Quel volto duro, quel cuore di pietra, abbozza un sorriso ad ogni complimento su quei visini furbi.. Insomma trenta anni fuori dalla propria terra, con la quale comunque si tengono contatti e per la quale si suda fuori. Trent'anni di sacrifici, ma non troppi.Si guadagnava e il fascino delle donne del nord porta via il primo amore... La famiglia giù in Italia chiama e l'uomo grande e grosso dalle spalle larghe risponde. E torna giù e apre la trattoria dai vetri sporchi.. Il posto dove a fine di ogni riunione si va a mangiare e a bere. Il posto dove la contaminazione è di casa e non è un parolone filosofico. Stasera un posto di passaggio ci ha regalato un viaggio lungo trent'anni, una storia come tante ma se vista negli occhi chiari di un uomo rude e forte ha il sapore del sudore e dell'orgoglio.

martedì 7 dicembre 2010

Lei si fece ombra

Lei si sentiva all'angolo di un lampione, là dove il cono di luce sparisce..In quello spazio, in quella linea di confine tra la luce intensa e il buio sentiva il silenzio. Lei dondolava sulla punta dei piedi con le mani rifugiate nelle tasche del cappotto, e i suoi occhi fissavano l'asfalto.. Intorno poteva esserci una tempesta, il mare infuriato poteva sbattere rumoroso e umido sugli scogli, ma lei sentiva il vuoto.. Perchè tutto quel trambusto le stava dentro, abitava il suo corpo.. Lei è stata lì ad indugiare per ore..ore lunghissime in cui la salsedine la corrodeva e il vento la infreddoliva.. Quando poi il mare ha deciso di sbattergli sugli occhi finalmente la tempesta si è liberata, l'urlo del vento ha preso il suo fiato e lo ha portato a fare l'eco contro la montagna, dentro è entrato un amaro calore, un calore febbrile, malato.. Lei ha lasciato scorrere i brividi nello stomaco, ha lasciato le sue ossa prigioniere del freddo, ha dato a se stessa la prova del dolore.. Quando ha rialzato lo sguardo non c'era più la linea d'ombra, l'alba aveva preso il posto del lampione e quella luce bluastra e gelida avvolgeva tutto..Non dondolava più. Lei era a terra stringendosi le ginocchia al mento, era lì chiusa.. Un cane randagio le si è avvicinato, l'ha annusata, le ha appoggiato il muso sulle gambe. Quel contatto di vita e alito caldo l'ha svegliata, ha allungato una mano per rendere un grazie con una carezza a quel peloso amico. Si è rialzata, come sempre si è  ripulita, ed è entrata nel primo bar aperto. Ha ordinato un cappuccino, lo ha sorseggiato, ridendo di sè e della schiuma sul naso. Dentro la febbre saliva, il tremore aumentava, ma lei voleva concedersi una parvenza di normalità. Ha pagato il conto, ed ha deciso di rientrare a casa.. Neanche la sua piccola stanza ha potuto molto contro il freddo, e la doccia calda ha solo aumentato il contrasto tra interno ed esterno.. Solo un pigiama pulito e le coperte del letto, la posizione fetale, solo questo hanno  potuto scacciar via il dolore.. Lei dormirà un sonno che non cerca risveglio, lei resterà al buio caldo delle coperte il più possibile.. Lei suderà senza bere un goccio d'acqua. Si disseterà leccandosi le lacrime. Si abbraccerà continuandosi a cullare.. Perchè lei si è fatta ombra e la luce può squarciare..

sabato 4 dicembre 2010

Una tempesta di grandine e fango

Lei camminando in un viale alberato cercava la via di fuga. Lei aveva sentito caldo in un giorno di inverno, e si era scoperta al mondo. Aveva ceduto al calore, alla voglia d'estate che prende nel grigio della pioggia. Ma il freddo non concede tregue, l'inverno è pungente e deve pungere come una spina nel fianco..Lei aveva preso a correre, il passo affrettato l'ha fatta inciampare nel primo fosso incontrato. Lei ama la nudità concessa da agosto. E crede nella possibilità che agosto si ripeta durante l'anno.. Ma si ritrova sempre bagnata da una pioggia scrosciante. Non esistono veli a coprire i suoi occhi, nè parole che riesce a censurare. Non si concede gesti da trattenere, Lei  dona sè a prescindere. Oggi la pioggia si è tramutata in grandine sul viale alberato. Improvvisamente lei poteva solo scivolare sul ghiaccio, non aveva più freni nè appigli, non c'era modo di fermare i suoi piedi nel cadere. Lei come fanno i bambini ha messo le mani avanti, le ha buttate giù prima della faccia.. Così ora ha graffi e sague su mani e braccia, ma ha protetto il viso, ha protetto il cuore. L'istintiva paura di trovarsi con gli occhi sull'asfalto l'ha protetta, è il suo stesso abbraccio la protezione e l'amore. Lei si è rialzata lentamente, ha ripulito il cappotto, è andata alla fontana ha lavato le mani, rinfrescato il volto ed è riuscita ad allontanare la tempesta di grandine. I suoi occhi hanno lavato il dolore con abbondanti lacrime, il suo stomaco si è ripulito dalle ansie. Tornata a casa lei ha fatto la doccia, ha lavato il suo corpo dallo sporco e dal freddo della grandine mischiata al fango. Ha scelto il suo più bel vestito e lo ha indossato.Ha truccato i suoi occhi con spessi strati di matita nera, ha messo il velo al suo sguardo ed ha nascosto dietro la bellezza la rabbia di essere caduta. Da bambina inciampare faceva male, ma era sopportabile, c'era sempre la voglia di ricominciare a correre. Ma l'unico gesto infantile che le riane è coprire la faccia dai colpi.

giovedì 2 dicembre 2010

occupiamo perchè siamo per esserci!!!


Queste sono le due parole più utilizzate negli ultimi giorni. Le parole hanno sempre un peso, significano... Vorrei prendere parte del significato etimologico e intrecciarlo alle azioni compiute in questi giorni da un'intera generazione. Della parola occupare abbiamo sottolineato attraverso le nostre azioni in tutte le università italiane: " empire uno spazio di tempo o di luogo". Tutti i ragazzi e le ragazze italiane, quelli/e che tengono al loro paese, hanno occupato piazze, strade, aule, facoltà, stazioni abbiamo quindi riempito dei luoghi. Ma riempito di cosa?? Di noi stessi, dei nostri corpi, delle nostre menti, dei nostri vissuti, dei nostri lavori precari..e quindi abbiamo riempito anche spazi di tempo?? Si abbiamo sottratto ore ai nostri call center, alle nostre lezioni in aula, ai nostri esami, alle nostre ricerche, ai nostri concerti, ma abbiamo dato quel tempo alla difesa della nostra esistenza.. Ed è qui che abbiamo "azionato" il significato di futuro: " che è per essere".. Noi abbiamo occupato ogni città nel nostro tempo, perchè ci siamo per esserci..

mercoledì 1 dicembre 2010

Bloccheremo tutto!!

Oggi è stata una giornata intensa!! Gli studenti di tutta italia, la mia generazione e quelle limitrofe in ogni città italiana hanno bloccato tutto!! Sono scesi in piazza, saliti sui tetti, si sono connessi ad internet ed hanno diffuso la loro protesta, l'hanno raccontata e lo facevano mentre la vivevano.. A Fisciano (salerno) nei giorni precedenti studenti e ricercatori erano saliti sui tetti del Campus ed oggi erano a Roma insieme a tanti altri a presidiare Montecitorio.. Poco lontano a Potenza, altri studenti occupavano il Teatro Stabile della città e da lì raccontavano  ciò che accadeva nelle loro assemblee e anche quello che accadeva in ogni stazione, autostrada, piazza d'Italia.. Noi eravamo al Cantiere Salerno e cercavamo di seguire tutto dalla rete, di diffondere ogni informazione, di essere nella piazza della Rete... E' trascorsa l'intera giornata, ed è passata avvertendo, sentendo la forza collettiva di tutto questo. L'unità di intenti e azioni, la rabbia e la voglia di riprendersi il futuro. Così parlano di noi i giornali: " vogliono riprendersi il futuro"! Credo che vogliamo il presente ed il futuro, credo che da oggi sappiamo di poter essere liberi e di poterci liberare.. Da oggi sappiamo che non siamo un Paese assopito, anestetizzato, ma un Paese vivo. Lo hanno visto tutti che siamo vivi, i nostri corpi da Milano a Palermo, passando per ogni piccolo centro, si sono mossi, hanno difeso, barricato.. E no, non stavamo a casa a studiare, perchè lo studio e la cultura ci permette di scrivere la storia ogni giorno ed oggi ne abbiamo scritto una pagina.. E no, non ci fermeranno nè le divise blu nè gli insulti, e nemmeno quei 600 zombie votanti della Camera.. Noi siamo vivi loro sono zombie!! Siamo colorati, agitati, incazzati, ma siamo anche impegnati a costruirci una vita tra le macerie... Oggi abbiamo imparato che siamo fratelli e sorelle, compagni e compagne, non perchè firmiamo insieme documenti e mozioni o gestiamo assemblee, ma perchè viviamo le stesse occupazioni, le stesse irruzioni, gli stessi rischi ogni giorno. Oggi ci siamo resi conto di essere forti... E' stato molto diverso dalle nostre precedenti esperienze.. non eravamo tutti insieme coordinati in un solo luogo..ma eravamo tutti insieme in ogni luogo nello stesso tempo.. Eravamo connessi tra noi, e non solo tecnicamente attraverso la rete, eravamo connessi dalla stessa grande spinta a liberarci dall'oppressione quotidiana.. Noi vogliamo il futuro, e ce lo vogliamo costruire come ci piace.. Non vogliamo che si aggiusti qualcosa, ma che tutto si trasformi, che i nostri sogni si realizzino.. Oggi abbiamo iniziato, oggi siamo solo usciti di casa, ma da domani ci prenderemo tutto, il tutto che è nostro, il tutto che desideriamo diverso da com'è...

domenica 28 novembre 2010

i cassetti profumati alla lavanda

Maglioni,calzini, mutande, pantaloni sparsi per casa. Piatti sporchi di pranzi lasciati a metà, polvere stesa a riposare in ogni angolo... Una bottiglia di vino rosso aperta e si impara a dare il giusto spazio a tutto.. Ci sono cose da gettare nella cesta della biancheria sporca e da lavare presto..Cose da ripiegare con cura, perchè sono delicate e ci piacciono, e da riporre nei cassetti profumati di lavanda.. Molto è ormai da buttare, ma c'è sempre qualche calzino da rammendare: ago, filo e una buona luce ed anche gli strappi più grandi si possono ricucire.. La biancheria intima va disinfettata bene, e riordinata per umore e colore... Quando si decide di andare in cucina bisogna evitare il calcare e le incrostazioni, possono essere difficili da eliminare come i vecchi ricordi.. Se ci sono avanzi di cibo meglio gettarli via, potrebbero fare la muffa come un'infezione sulle piccole ferite.. Riordinare, e passare alla missione purificatrice del lavaggio, un piatto alla volta: sapone, spugnetta e acqua.. Quando tutto sarà asciutto, i fornelli specchieranno il tuo volto soddisfatto e l'armadio avrà le sue pile di piatti e bicchieri ordinate.. Con un panno di morbida lana e tanta delicatezza bisogna rimuovere la polvere, che si è infiltrata creando uno spesso muro tra il corpo e il mondo.. Quando osservando tutti gli spazi ogni cosa sarà al suo posto, si deve fare attenzione agli spazi vuoti, lì è possibile che si annidino cumoli di polvere e acari... Questa lunga operazione di riordino, permette di capire cosa si possiede, perchè e quanto ci si tiene.. Si riesce alla fine a dare il posto giusto all'immondizia e se possibile è facile anche differenziarla.. Si capirà quanto è vitale dare un ordine a tutti i nostri piccoli averi... Un esercizio questo che aiuta a riordinare anche l'armadio e la cucina del cuore.. L'organo infatti, seguendo i nostri meccanici gesti, riuscirà ad eliminare le scorie, ad aiutare gli anticorpi nell'eliminazione di virus e batteri, e troverà il luogo giusto per ogni emozione, ogni persona... Saprà alla fine perfettamente cosa va nei cassetti profumati alla lavanda e cosa nella pattumiera.. E si sentirà leggero..

sabato 27 novembre 2010

Guarda da astigmatico

Se stai guardano lo stesso punto che da la prospettiva, se stai fissando la figura cercandone i tratti, se cerchi di mettere a fuoco il tuo astigmatismo, allora credi ancora nella correzione dell'imperfetto!! Ciò che non è lineare, quel tratto che non riesci a seguire nel suo senso, trova il suo significato nel non significare. E' del tutto inutile la tua ricerca della linea, è solo spreco congiungere i punti..Quei segni sfuocati, sono segni solo non mettendosi nel'ordine delle cose.. Per questo non metterti gli occhiali, non appoggiare lenti al tuo vedere, lasciati guardare le sfumature.. Cogli quei limiti che a differenza di te non si limitano, ma si confondono.. Non cercare la geometria delle figure con gli angoli, nè la divinità del cerchio. Immergiti nel zigzagare della luce vista attraverso la goccia d'acqua sul vetro.. E' una luce che brilla di più, perchè nel suo sconfinare riverbera.. Non chiudere quell'elettricità e il suo friccicare in un'ampolla di vetro avvitabile.. Fatti irradiare dalla sua potenza, dal suo bagliore.. L'imperfezione della tua vista è il perfetto che puoi..La tua miopia è la possibilità di vedere il vicino, il frequentabile..Il tuo strabismo è la sola opportunità di vedere due orizzonti.. Non diventare ceco per osservare tutto con occhi perfetti, non metterti la luce sulle pagine per leggere interamente le  parole e non coglierne l'essenza.. Guarda lontano, ma fallo senza ossessione per il dettaglio dell'insieme, guarda solo lo spazio limitrofo tra una distorzione e l'altra è lì che trovi il tuo lontano, è lì che cogli il fuoco e i tratti..
Sparati, sparati in fronte guardandoti allo specchio!! Guardati in faccia mentre elimini, distruggi, decomponi il tuo costruito, il tuo vissuto, gli altri!!Guardati fisso negli occhi di vetro, mentre premi la canna sulla tua pelle e premi il grilletto!! Vuoi eliminarti e fallo con coraggio, fallo dicendo a te stesso che non ti vuoi. Tra milioni di scelte non fatte, di strade non percorse, di cose non osate: osa!! Osa guardarti in faccia mentre imbocchi l'ultima via, osa dire al tuo cuore che diventerà putrido, dillo al tuo corpo che puzzerà e che la sua puzza la sentiranno, la chiuderanno in una cassa sigillata e la butteranno senza pietà sottoterra!! Dillo alle tue mani che non toccheranno più carne, che non potranno afferrare, sferrare, graffiare...!! Su, vuoi mettere tutto in ordine eliminando il tuo caos, fallo!! Ma con ardore e coraggio.. A tutto si può sfuggire, ma non puoi permetterti di sfuggire alla morte, non puoi chiedere allo scheletro con la falce di falciare, ma non avere il grano maturo per questo... Non puoi giocare l'ultima partita a scacchi e non sapere che le tue mosse devono portarti a perdere!! Devi essere onesto, altrimenti il movimento di quel proiettile, sarà solo un modo per rompere le onde del suono facendo rumore..e tu invece vuoi il silenzio, ma senza le parole il silenzio non c'è.. Quindi devi parlare, hai il dovere supremo di dirti guardandoti dentro che vuoi fare piazza pulita di te.. Vuoi pulire una piazza che di te non si è accorta, vuoi  far conoscere a quella folla il tuo esistere.. Ma ricorda che si accorgeranno di una putrida carogna.. Quindi non avranno per te pietà, si tapperanno il naso, perchè sono vivi e l'acre odore della morte non gli piace.. Ti passeranno intorno con fretta, si tu sarai per la prima volta tra loro, ma loro che prima non ti vedevano ora ti eviteranno con cognizione.. Puzzi, sei nero, gonfio, sei un crimine o un peccato, quindi non puoi essere!! Ecco perchè devi affrontare le tue pupille prima di premere il grilletto, ecco perche devi muovere le labbra per leggerti nello specchio e dirti cosa sei e perchè!! Se fino ad oggi sei stato seduto sul cuscino di piume, hai preferito le coperte e le tapparelle chiuse, ora stai scegliendo la luce. La luce bianca acceca, e tu consocerai la cecità se non ti guarderai.. Le parole dette a voce alta rendono sordi, e se non ti parli, prima di quel sibilo, sari sordo eternamente!! Non esiste il paradiso,e neanche l'inferno.. Non pagherai i tuoi peccati, nè godrai delle tue opere di bene. L'unico istante in cui puoi essere, vivere, chiedere dignità, è il momento in cui appoggi la canna sulla tua fronte ti guardi allo specchio e ti dici che il tempo del deodorante è finito, che la puzza non la coprirà più nessuno, che carogna non è un modo per definire la tua cattiveria ma ciò che diventerai il momento dopo. Il momento in cui con l'indice della tua mano farai forza e ti dari forza e sparerai.Quel colpo ti renderà una putrida cosa, ma una cosa che per te forse solo in quel momento  avrà un sapore, un odore.. Allora prima di premere, di percorrere la tua ultima via, guardati e ascolta le tue labbra che si muovono: sono una carogna, puzzavo coperto dal profumo, poi puzzerò della mia puzza!
Tu, spazio pubblicitario che interrompi il mio film, tu che per pochi secondi spezzi la mia storia , tu che con le tue musichette e le tue immagini colorate mi distrai dalla trama, tu sei figlio del bisogno creato, tu sei partorito dalla noia e crei dipendenza.. Tu mi fai crescere la necessità di comprarti e quando ti ho comprato fai scendere la mia necessità di me.. Tu che spunti all'improvviso e all'improvviso te ne vai, tu devi diventare un film. Prendi la colla e  unisci i tuoi secondi per farli diventare un the and con titoli di coda.. Non mi basta l'intervallo e le pecorelle da contare, voglio essere il prato da brucare.. tu che rassicuri, perchè sei il migliore prodotto in commercio, tu che sei l'originale, che vali perchè io valgo, tu fammi valere veramente e arriva almeno ai 60 minuti ininterrotti.. E non mi importa se quell'ora è un' ora di televendite, o di richiami allo scaffale del supermercato  alla mia altezza, al più facile movimento del mio braccio. Voglio una pubblicità che mi racconti un desiderio, che mi ispiri a comprare sempre te.. Non mi importa del design, non mi importa del tuo contenitore, voglio quello che contieni, voglio quello che mi dai.. Ecco non vendermi una falsa idea, vendimi quello che hai da dare. Vendimi e fatti comprare.. Si materialità nel desiderio, esprimi tutte le tue possibilità in quel piccolo pacco dorato che ti costruisco intorno..
Se non sei niente, se nella tua confenzione non c'è il 50% di risparmio, e se non sei un prendi 3 paghi due, allora cerca di valere quel che costi.. Ho poco denaro e tanto bisogno di comprare, non ho tempo per confrontare i prezzi e le offerte, quindi vendimi quel che hai!!! In un mondo quadrato, fatto di onde, tu arrivi colorato e frizzante, e allora devi essere colorato e frizzante!! In quel mondo quadrato mi fai credere ci sia lo spazio per andare ovunque con poco, per correre in prati infiniti, per saltare staccionate con un cucchiaio di olio, allora devi essere in grado di essere tutto ciò, perchè io il bisogno che crei lo pago! Lo pago quando desidero, quando ti scelgo tra mille altri, quando arrivo alla cassa e mi fanno lo scontrino con tanto di codice fiscale!! E se loro devono avere i miei soldi e sapere tutto di me, tu devi essere quello che dici di essere!! Non esiste marketing per te, nè sconti appetibili.. Devi essere ciò che mi fai creder di essere.. e non è neccessario tu sia  di più, non è fondamentale tu sia ultra, super, stra, tu devi essere quello per cui ti sponsorizzi ogni ora, ogni spacco del mio film.. E no, non credere mi bastino i pop corn, e non pensare che una coca con le sue bollicine attutisca la sete!! Se ti vendi e io devo comprati, devi vendermi quello che sei!

venerdì 26 novembre 2010

Ehi ci sei??? e se non ci sei???
No non ci sono, non ci sono per me e neanche per te.. Non ci sono per nessuno, perchè nessuno mi ha preso mi ha rapito... Nessuno è il potere, nessuno è l'amore, nessuno è la passione...e se non ci sei , c'è nessuno.. Il nessuno che conosco io è il tutto.. E' ciò che ti trascina al contatto inesorabile con l'infinito; il nessuno che conosco io  ti disorienta, ma è l'unica cosa capace di orientare... Quando il nesssuno è il tutto, non c'è caos ma ordine, perchè l'ignoto si congiunge e sovrappone al noto, perchè l'amore si sovrappone all'odio, perchè io mi sovrappongo a te.. Ed è da questa sovrapposizione che nasco io e nasci tu, perchè dal nessuno si origina il tutto..
E il nessuno non è il nulla, no il nulla è troppo per il nessuno, nessuno esiste perchè esiste il qualcosa, e il qualcosa fa parte del tutto, che sovrapponendosi al nessuno da origine a tutte le piccole parti, discriminazioni, o percezioni... Solo toccando il nessuno conosco il tutto, ed è attraverso il tutto che conosco il te e il me..
Oggi nessuno mi ha rapita, oggi il tutto mi ha sorpresa... Eppure so che sono sovrapposti, eppure so che senza il tutto non c'è il nessuno e viceversa.. Amare, verbo all'infinito che al finito porta. Amare verbo che permette al limite di ogni cosa di conoscere il tutto e incuriosirsi per il nessuno.. E quando dico che ti amo, lo dico perchè è grazie a te che sei il tutto che posso sovrapporti il nessuno, ciò che mi rapisce e mi porta all'infinito.. Quando mi sovrappongo a te amandoti, il nessuno guarda il tutto ed ha desiderio di invadere quel territorio, nè ha bisogno, il nessuno senza il tutto vaga nel nulla.. si contrappone ma non pone... Stanotte voglio il tutto perchè mi manca il nessuno, e se mi avvicino al tutto nessuno arriverà..

giovedì 25 novembre 2010

I cuori e la periferia

Il freddo ai piedi significa che il sangue non scende giù... il freddo alle mani significa che il sangue non ci arriva alla periferia...la periferia fredda significa che il cuore pompa solo per sè..Se il cuore è colmo di cose per cui eseguire i suoi istintivi movimenti, per le quali fare il suo sordo TUM,  non riesce a far arrivare il sangue altrove.. Mani fredde cuore caldo.. Ma il fatto è che il cuore non riscalda se stesso, riscalda il freddo in corpo, quel gelo che si nasconde tra cellule e muscoli.. E se improvvisamente arriva qualcosa a riscaldare piano piano quel gelido inverno interiore, atri e ventricoli riescono a spingere il calore e il liquido rosso fino alle estreme periferie. Per questo abbiamo fame. E non basta il pane a scaldare, ci vuole un altro cuore capace di tenere vive i suoi piedi e le sue mani.. Un cuore così lo riconosci. Produce sorrisi, guance rosse di imbarazzo, mani calde da stringere e occhi luminosi in cui sprofondare.. Un cuore così si sintonizza con i ritmi del tuo, e spesso i TUM  creano un concerto di bonghi, e tamburi.. Un cuore sa ballare con un altro cuore.. E se ognuno nel suo corpo riesce a dare la vita ogni secondo, ad ossigenarlo sempre, senza saltare un meccanismo, allora attraverso ogni cellula che compone l'epidermide ed ogni organo, quei due cuori possono incontrarsi, toccarsi.. Non c'entrano i neuroni, non valgono a nulla le sinapsi, è solo chimica di cuore.. Solo questione di piccolissimi alchimisti capaci di dirigere un'orchestra di percussioni.. Il ritmo è talmente veloce e intenso, che quel tamburellare fa muovere i due corpi in sintonia, ogni muscolo sa rispondere precisamente all'altro.. E' così intenso che per una frazione di vita, per un mezzo respiro, i cuori cessano il concerto per dar spazio solo al silenzio estremo, a qualcosa che da vita al di fuori della vita stessa, dura un'istante ma è l'istante eterno, quello che avvicina ed incatena eros e thanatos...

mercoledì 24 novembre 2010

Una giornata particolare!

Piove a dirotto sul cappotto nero e l'ombrello rosso, piove a dirotto sui ciottoli della strada e piove a dirotto su i suoi occhi..Lei è stanca del grigio, ed è per questo che si tinge le labbra di rosso, mette su il capello rosso, e spezza il suo nero con gli stivali anti-pioggia  color ciliegia!! Piove a dirotto lacrime nere! Lei si è alzata presto, lei ha scelto di uscire ed affrontare l'acquazzone. Lei in mezzo alla tempesta riconosce se stessa, lei in fondo ai piedi zuppi d'acqua ritrova sè. Lei ritrova quel tono di rosso solo in mezzo al nero..
Lei arriva alla stazione, sale sul binario 2 e attende tra gli annunci e i pendolari. Riconosce quel volto, lo vede bene nonostante il vetro del treno sia impolverato, nonostante gli passi veloce davanti. Pechè quegli occhi sono i suoi occhi, quel sorriso è il suo! un volto e un'esperessione che l'hanno originata. Lei abbraccia, lei scende in compagnia le scale e si ritrova in strada a parlare, a guardare vetrine, a comprare libri.. Ma che giornata è? che pioggia è questa?? No,lei lo sa non è questa la tempesta, questa è solo pioggia che lava, la tempesta arriverà dopo alla luce del sole..

martedì 23 novembre 2010

"chest' è aria e terremot"

Io sono nata nel 1984, quattro anni dopo il terremoto dell'Irpinia. E sono nata in un paese del Vallo di Diano, Montesano sulla Marcellana. So cosa è accaduto il 23 novembre del 1980 alle 19.35. Lo so perchè mia nonna, mia madre, mio padre e tutti i miei conoscenti mi hanno nutrito di lunghi racconti su quei terribli minuti e sui giorni che vennero dopo.
So che la terra tremò, e che la mia bisnonna con doti evidentemente molto sensibili lo sentì prima che arrivasse, il boato. Mia nonna mi ha sempre raccontato che gli alberi di fornte casa si piegarono e che lei correndo giù pensava a chiudere le porte di casa. So che nel piccolo cinema del paese "l' Apollo" c'erano tanti ragazzi e ragazze che si schiacciarono correndo verso l'uscita. So che qualcuno non era lì, era emigrato o studiava fuori e gli parve terribile non riuscire a chiamare casa, non riuscire a capire cosa stesse accadendo. So che tutti corsero in strada e nelle campagne, e per i giorni e le notti che seguirono tutti dormirono fuori. Cosa che parve vacanza solo ai bambini. So anche che c'era chi aveva i parenti in paesi dell'entroterra i più colpiti. Quando su mezzi di fortuna cercarono di ricongiungersi, trovarono solo macerie e morti. So che gli aiuti arrivaro tardi, quando arrivarono. E così ci furono zone aiutate in eccesso, mia nonna sgranava gli occhi nel descirvermi le enormi forme di parmigiano che arrivavano, e zone che rimasero isolate al freddo alla fame sotto le macerie per lunghi lunghissimi giorni. Di quel terremto si parla sempre. Ogni volta che l'aria si fa troppo afosa, o il vento è troppo caldo, o la luna troppo rossa e vicina, qualcuno tra gli anziani dice: " chest' è aria e terramoto!" Di quel terremoto si parla perchè la ricostruzione è stata lentissima, e forse ancora non è ultimata, ( a Salerno gli ultimi container ci sono ancora). Se ne parla perchè tutti o quasi in questi 30 anni hanno fatto anche carte false per ricostruirsi le case.. E magari qualcuno ha anche abusato, si è cotruito il palazzo " coi sord ru terramoto!" Io non c'ero, ma nella mia memoria c'è il terremoto, la sua tragedia i suoi morti, le case ricostruite e ricordi di chi mi ha sempre raccontato cosa accadde. " C'era un ponticello, attraversato quello potevi comprare un pollo da un contadino, io volevo cucinare, nonna Angelina aveva paura non mi voleva mandare, ma andai lo stesso e ringrazia il cielo perchè non si mosse nulla.. E così magiammo il brodo.." ecco cosa ricordo io che non c'ero del terremoto dell'80. Frammenti di storie, che da bambina mi sembravano narrazioni epiche, imprese eroiche.. Oggi so che sono importanti perchè in qualche modo sono memoria.
C'è una luce al neon in fondo alla strada buia ed un portone di quelli antichi con l'arco. Lei, nel suo impermeabile esce da quel portone e sotto l'umidità della notte cammina senza far rumore. Cerca di non respirare per non lasciare traccia del suo alito. Sa bene dove sta andando, sa che percorrerà tutta la strada, poi passerà sotto al ponte della ferrovia, girerà a destra, dove sta il distributore del tabacchi, procederà seguendo il marciapiede e guardando le vetrine dei negozi chiusi. Lei sa che quando passerà vicinoalla villa antica il suo cuore si sentirà abbastanza vicino alla meta da cominciare a bussare forte. E lei sa di doverlo tenere a bada, in quel silenzio buio si potrebbe sentire. Si lascerà distrarre dall' intimo in vetrina nella merceria, e seguirà con gli occhi le gocce scendere dalle grondaie, conterà le fughe tra le mattonelle, continuando a dire al suo corpo di non tremare e al suo cuore di non bussare. Lei arriverà alla piazza, vedrà le panchine vuote sotto i lampioni accesi, vedrà il vicolo in cui dovrà infilarsi, ma per pudore di sè e dei suo sentimenti, chiamerà per farsi venire a prendere, lì proprio lì sotto il portone in cui poi entrerà. Lei incontrerà i suoi occhi, saluterà sfiornadogli le labbra e cingedogli la vita e si farà trasportare con l'ascensore fino in quella stanza.Si farà guidare sulla poltrona, berrà qualcosa . Penserà finalmente che qualcosa scende nel suo stomaco vuoto, e lascerà il cuore bussare quando il caldo dell'acol le salirà al volto e in testa.. Si accenderà una sigaretta indugiando sulla vecchia poltrona, e converserà di poesia, musica e cronaca. Lo farà sorridendo, ma con gli occhi bassi, non è ancora il momento di concedere sè.. Si alzerà, spegnerà la sigaretta, poserà il bicchiere. In quel momento sarà svanita la paura, e si stenderà su quel piccolo letto. Si lascerà cercare, si lascerà tovare. E proverà a trattenere a sè. Si  addormenterà, avrà freddo e sentirà il il respiro caldo al posto del lenzuolo.. Rimarrà ferma, stretta in un abbraccio che non conosce. Al primo raggio di sole sentirà il corpo svegliarsi, ma attenderà per non disturbare.. Alle voci provenienti dalla piccola finestra capirà che è giunta l'ora di alzarsi.. Si vestirà, aspetterà un caffè caldo. Berrà il suo caffè guardando fuori i bambini che vanno a scuola, si lascerà fotografare, poserà la tazza. Sfiorerà le sue labbra nuovamente per salutare, riprenderà l'ascensore, uscirà dal portone e ripercorrerà la strada all'inverso. Questa volta non guardando nei negozi aperti, ma correndo, lasciano libero il cuore nella sua maratona e il respiro di andare e tonare. Rientrerà nel suo portone, la luce al neon sarà spenta.

lunedì 22 novembre 2010

Le cabine telefoniche

Ti ricordi quando usavamo le cabine telefoniche?? ti ricordi gli spiccioli che si incastravano o le schede da collezionare?? e ti ricordi quanta attesa in quei fruscii misti ai sordi  tuuuuuuu tuuuuuuu... E ti ricordi quando sentivi finalmente quel: "Pronto!" E pensi mai a quanto odiavi il finire del credito nei momenti più importanti??
Erano tempi in cui tutto aveva un tempo e un luogo, non eravamo virtuali, anche quella voce era reale!! Per sentirla tenivi in mano una pesante cornetta, la quale insieme alla voce spesso ti faceva ascoltare rumori di fondo, in genere intorno a te c'era un via vai di gente, e qualche volta prendevi anche a calci l'apparecchio che non funzionava!! Era reale anche cercarla quella converazione. Prevedeva infatti una decisione : " ok chiamo, e cosa dico, dopo il pronto cosa chiedo, e se non rispondesse lui/lei??" Tutto era reale il battito del cuore nell'inserire le monete, l'accelerazione nel comporre il numero, che conoscevi a memoria ( altra cosa reale di quei tempi la memoria..l'unico supporto originale che possedevi), e poi l'attesa.. Quei secondi interminabili tra il tuuuuuuu e il pronto!! E poi ti gustavi ogni frammento di conversazione, sapevi ditinguere i toni che la voce dell'altro assumeva e immaginavi la sua faccia, le sue espressioni!! Ad un certo punto l'emozione saliva così tanto che la gente intorno a te scompariva, ma proprio lì quando stavi per cedere al coraggio e dire le cose più importanti.. " biiip, biiip...tuu tuu tuu tuu".. Ti eri persa un'occasione, ma forse avevi un'altra scusa per la prossima telefonata..Ecco le cabine telefoniche erano romantiche, e a volte disperate.. ma erano realtà..
Oggi viaggiamo di fretta, parliamo di fretta e siamo sempre online.. Ma poi che vuol dire essere online?? Non saper attendere, non saper gustare, non trattenere in memoria niente!!! Abbiamo imparto di nuovo a scrivere, ma lo facciamo velocemente e spesso accorciando le parole, abbiamo imparato ad ascoltare suadenti voci femminili al posto dell'interminabile tuuuu, e non ricordiamo mai un numero di telefono a memoria.. Se la nostra linea internet non è veloce quanto il nostro primo pensiero ci incazziamo, perdendo così la bellezza del pensare e ripensare.. Anche le emozioni vanno veloci come connessioni adsl, troppo veloci  e non trovano più neanche l'attrito del fruscio, del rumore di fondo..  Parlare con qualcuno non prevede quasi più una decisione, è obbligatorio essere in contatto!!
Ma ti ricordi quando usavamo le cabine telefoniche???

Il vento e la pioggia

A volte una folata di vento ti accarezza..Quel leggero soffio d'aria ti attraversa i capelli, sfiora le tue orecchie e ti fa scorrere un brivido dal collo alla schiena.. E' quella sensazione per cui in genere si trema un pò.. Ma poi siccome il vento è caldo ci si scopre perchè è piacevole sentire quel soffio sul corpo.. Se il vento arriva dal mare, mentre si è sdraiati a prendere il sole, in genere solletica i piedi e risale fino a fare la piuma sotto il naso.. E se il vento arriva dalla notte, spalanca le finestre e si infila sotto le coperte si fa di tutto per coprirsi, ma lui sfidandoci soffia più forte...
A volte il vento è di tempesta, agita il mare, porta tumulto vuol possedere.. Il vento del possesso è un vento bramoso vuole tutto per sè.. Sradica, scardina, spazza via.Ma è la sua forza avvolgente a cui inevitabilmente si finisce per cedere che lo rende potente.. Il vento vuole possedere e soffia con tutta la forza della terra da cui parte verso la terra da ripulire.. Il vento penetra, lo fa lentamente dagli spifferi, ma poi si apre varchi sempre più grandi, sempre più profondi. Con sè a volte porta la pioggia.
Essa dapprima inumidisce, è fitta nebbia, ma quando il vento si innalza la pioggia incalza fino a farsi grandine.. E così per ore il vento del possesso danza vorticosamente con la pioggia, insieme portano il mondo a quel sottile confine tra vita e morte, dove tutti gli odori e i colori diventano intensi.
Insieme creano un vortice capace di spianare strada e costruire montagne. Un vortice che si alimenta della loro unione, del loro rincorrersi, del loro unirsi nel diventare vento umido..

venerdì 19 novembre 2010

Nuovo giorno vecchi pensieri. Il cervello ha mandato la richieste di pensione, ma la vita non gliela concede.. Il cuore è in sciopero da settimane e tutto il sistema bio-economico del mio me è paralizzato da una grossa crisi di fondi. Le gambe protestano nell'impossibilità che hanno a muoversi, hanno inventano una protesta che si intensifica di notte : formicolii e reumatismi.. La pancia non sente fame e non sente sete..penso ancora resista da borghese con il grasso accumulato.. Spalle e braccia sono sfinite dal carico e scarico..e il collo regge la vecchia testa per inerzia.. Il sindacato interno agli organi non può niente.. le mie parti hanno smesso il tavolo delle trattative..

giovedì 18 novembre 2010

Un' emozione fatta di contrasti, è fatidio e bisogno, è rabbia e desiderio. Dalla testa ai piedi tutto il corpo si perde nel seguirla..La testa non può niente, lo stomaco cede, e le lacrime si lasciano cadere... Probabilmente semplici ormoni femminili, o forse magia nera, un'incantesimo a cui cerco disperatamente l'antidoto. Mi sembra di vivere giornate scandite come se le ore fossero biscotti in una scatola di Ore Liete, e altre in cui ogni biscotto è fatto di veleno. Eh si direte " sei un'incredibile romantica"! Non è solo questo che mi fa tremare, è la vita imprevedibile di ogni giorno. Il quotidiano, sempre uguale, ad un certo punto ti sconvolge. Sei una stanza chiusa e all'improvviso una folata di vento apre tutte le finestre. Cerchi disperatamente di richiudere tutto, ma il vento è sempre più forte.. Eppure tutto accade nella testa, nella fantasia, nei luoghi oscuri della mente che controllano il tuo funzionamento... Volevo resistere a sfoghi semplicemente personali, volevo contenere, mantenere, rinchiudere, ma non riesco. Io non ho argini,io esondo, esondo sempre. Tutta quell'acqua che scorre violenta dopo il temporale, straripa fuori di me.. Non sempre è acqua del Nilo, non sempre fertilizza la terra. A volte annega, affossa... E il più delle volte la terra annegata è il mio corpo, il mio cuore... Non esiste più il piacere consolante del liquido amniotico, è solo acqua che rompe il respiro. Una giornata senza pretese, senza attese, in-spiegabilmente, diviene l'attesa più lunga, attimi eterni.. Hai giocato, come un bamino tutto il giorno ed hai finito per essere un giocattolo. Una marionetta, e perdi lo slancio, ti accorgi di essere mosso da altri, di essere un giocattolo a corda... Qualcuno  gira la manovella, da la carica al meccanismo, tu hai l'illusione di muoverti libero... Ma alla fine della carica sei fermo, immobile, fatto di freddo e metallo... Non è detto però che con la notte e la magia della luna...anche i giocattoli prendano vita, anche i giocattoli divengano liberi, anche i giocattoli dicano che "il gioco è bello quando dura poco"...

lunedì 15 novembre 2010

Una terra di canti berberi e case di fango

Ho attraversato un continente sterminato, ha climi molto caldi e nelle notti diventa freddo da spaccare la terra e spianare le dune. E' coperto da un cielo mutevole, passano raramente nubi, ma quando lo fanno sono enormi e cariche d'acqua. Pioggia che serve a rimescolare la terra arida e spaccata, che serve a riempire i laghi i fiumi le cascate e le pozze. Se lo si attraversa a piedi si compie un lungo viaggio capace nel suo andare di aprire lo spirito, di guardare gli dei da vicino. E' una terra di canti berberi e case di fango, sole rosso al tramonto e stelle nel vento della sabbia fredda della notte. In esso ci sono donne ornate d'argento e  da vesti dai colori sgargianti e uomini duri dai visi coperti. E' nel suo più ampio deserto che si trovano le oasi più fertili, lì dove le palme danno datteri e l'acqua può sgorgare dalle fonti. E' un continente color cacao al sapore di miele. La sua forza sta nella sete. La sua arsura permette alle piante di essere resistenti, di vivere con poco pur anelando sempre acqua. La sabbia che secca la gola, le lunghe traversate in cerca di soste sicure ne fanno il continete da cui tutto ha origine. Perchè solo superando indenni la violenza cieca del vento e del buio, la precaria nomade condizione, è possibile apprezzare il chinarsi ad una pozza per bagnarsi, un riparo per dormire e il buio per amare. I suoi profumi sono intensi, sanno di zenzero e cannella. Stordiscono i sensi.
E' bagnato dal mare, un oceando impetuoso dalle costanti tempeste. Eppure ha le sue baie calme, dove si può pescare un pò di pace. I suoi villaggi sono leggenda dei nostri antenati, i saggi cantano la prima nascita umana e la prima morte, i bambini conoscono la terra e suoi minuscoli esseri vivi, le donne hanno mani sapienti, hanno ataviche virtù vitali. I suoni, per rompere il silenzio del deserto, echeggiano ovunque. Il ritmo è quello del più grande cuore pulsante. Intorno ai fuochi gli amanti si guardano e con urla stridenti si cantano l'amore. L'amore per la vita, quello che procreò l'umanità. L'amore quello dei sensi e della carne. In questa terra anche l'amore ha imparato dal buio e dalla sete. Il corpo dell'altro è acqua da poter bere nella sacra oscurità.
Ho attraversato questo continente e so che è donna, so che mantiene in sè i più antichi misteri e le più ancestrali paure. Le paure che gli uomini e le donne mantengono nei geni per vivere e continuare a creare la loro magica storia, il loro mistico passaggio.
Le donne sono universi in espansione.Non è solo ciò che fanno quotidianamente che le rende incredibilmente fantasiose e in dubbio continuo, sono le riflessioni i sentimenti e le emozioni ch e le rendono affascinanti e complesse. Sono in quattro in un auto. Una aspetta dentro di sè un'altra piccola donna. Una è bella e coraggiosa ma non lo sa. Una è giovane e si scopre piano piano e l'ultima vive riflettendo e amando. Si parlano, si raccontano un pò sorridendo un pò condendo il piatto di parole con troppo sale. E' unica la sensazione del capirsi, del non dover spiegare troppo, ma di avere istantaneamente risposte, carezze, sorprese e perchè no qualche schiaffo. Quattro universi in espansione che esapndendosi si avvicinano. E  anche la cucciola muovendosi ci parla della sua presenza, ci ascolta, forse si prepara al mondo ostile eppure da scoprire, da vivere. Sono emozionate ed emozionanti tutte insieme... ogni giorno compiono imprese straordinarie di cui inevitabilmente non hanno consapevolezza nè memoria, ma sanno riconoscere quelle altrui. Ogni giorno richiede loro attenzione, amore, rabbia e organizzazione di azioni e sensazioni. Ogni giorno sono sole eppure in compagnia. Ogni giorno sono tutto ed il contrario di tutto. Ma è nello spazio che rimane tra i contrari che esplode la scintilla creatrice del mondo. Si perchè l'attrito accende il fuoco. E le donne sono esseri di fuoco capaci anche di gestire l'acqua e il vento. Le donne contengono e mantengono un'equilibrio di fitte trame, un'immensa ragnatela perfetta e delicata vede una donna tesserla e se necessario disfarla. Questi esseri di fuoco hanno coraggio. Il coraggio delle idee e del sentimento. Parlare di ciò che si sente nel più profondo di sè, concedersi all'altro è un passo che solo modellandosi ogni giorno come argilla, solo essendo morbide e allo stesso tempo dure, potendosi scheggiare ma non rompere, si è in grado di compiere. E coloro che nacquerò da Venere, dalla fertilità vitale del mare, posso dare vita perchè possono mantenerla vita ora per ora. Solo le donne posso.
Dedicato a tutti i meravigliosi esseri di fuoco, a tutte le figlie di Venere, che ogni giorno mantengono buona l'acqua e si riparano dal vento, perchè solo in equilibrio, toccando la terra si può imparare a vivere e a volare. 
http://www.youtube.com/watch?v=5Ww90dDJhYE
Ho sentito una musica provenire da un vicolo lontano...Era un suono che si confondeva ai rumori della notte: auto, spostamenti dei cassonetti, ragazzi in giro, qualche portone che si chiude.. E a sottofondo di quella melodia c'erano gli odori dei cornetti appena sfornati, dei caffè, accompagnati dai colori sgargianti degli operai in divisa per il turno di notte... Ho sentito la musica della notte, mi ha trascinato come una folata di vento, ho cominciato a camminare come per seguire qualcosa. Un qualcosa che non c'era.. Ho attraverato il vicolo, mi sono ritrovata in uno slargo ed ho cercato di orientarmi e quando avevo deciso di tornare indietro quel suono ha ripreso nuovamente..Con le orecchie tese e il freddo in corpo l'ho seguito, c'era una strada senza luce ed una illuminata a festa, c'era un gatto che mi ha guardato con sospetto, una donna ben vestita che rientrava a casa e un ragazzo con le cuffie sulle orecchie e la sua felpa colorata. Ho percorso una lunga strada e intanto il suono continuava, a volte si affievoliva altre sembrava nitidimamente provenire da altre direzioni, ma io sapevo dove andare i miei piedi procedevano sicuri e spediti... Ho salito tanti gradini in un palazzo di quelli con i cortili interni, e giunta su all'ultimio piano ho setnito la musica più forte, la potevo toccare, c'erano delle luci e un tavolo apparecchiato, c'erano fiori e uno stero acceso..Ho trovato la musica ho pensato.. ed è in quel momento che ha cessato di esserci, le luci si sono spente e come in un grande vortice ho rivisto accadere tutto al contrario... Ho aperto gli occhi avevo sognato la musica della notte.

domenica 14 novembre 2010

Un paesino di montagna, freddo umido e gelido, comignoli fumanti e odore di caldarroste...
Piccola gita tra i cuori spontanei di questo Paese,una comunità che si organizza per stare insieme non avendo dimenticato il sacro senso della condivisione.. Appena arriviamo c'è aria di festa, la musica è quella di terra quella che si suona con i tamburelli e gli organetti, gli odori sono quelli genuini della cucina della nonna. C'è un uomo rimasto nei migliori anni '50, ha i capelli ingelatinati l'immancabile odore di acqua di colonia e se non fosse che ormai sono introvabili giureri fumasse una nazionale... La sua immagine nella piccola piazza mentre con scioltezza si dedica alle danze ( alle polke e alle tarantelle) fa eco ad un cucciolo di uomo che sta sul palco dell'orchestrina popolare. Il bambino suona un organetto è piccolo avrà 8-9 anni ma incanta la maestria nel muovere le dita e il corpo nell'eseguire una tarantella. Rito, questo che diviene subito danza collettiva, uomini donne di ogni età formano un cerchio e non smettono più di saltare girare muoversi in fretta a piccoli passi.. Il vino come sempre è il re della notte. Bacco ha scaldato il cuore di tutti. La saggezza degli uomini si tramanda ancora oralmente basta ascoltare il testo delle tarantelle e si comprende quanto a guidarci ancora dopo millenni sia l'istinto, il bisogno la necessità l'amore..
http://www.youtube.com/watch?v=rnQi6AqXbZIhttp://www.youtube.com/watch?v=lh1m53YeL6s

Eugenio Bennato - Montemaranese cantata

martedì 9 novembre 2010

signori e signore questa uggiosa giornata è terra fertile per ricordi e nostalgia e sentimentalismi. Sarà che si invecchia un pò ogni giorno e guardandosi allo specchio diventare consapevoli di ciò fa venire una gran voglia di rimettere gli abiti da giovani contestatori spensierati...
Le note di un misto fritto di canzoni che da adolescente mi facevano sentire ribelle e pronta ad andare contro il mondo, una chiacchierata lunga e intensa, e lo strano effetto sottovuoto degli ultimi anni hanno proiettato nella mia testa la pellicola dei sogni interrotti!
Brutta canaglia la nostalgia, quei brividi e quel moto quel sentimento appeso, riaccende la fiamma della ribelle, di quella timida ragazzina di paese che pensava di cambiare il mondo con uno striscione bianco su cui scritto 

                                                                    PACE
Oggi quella ragazzina è bloccata, ferma in un mondo che non rifiuta ma non accoglie. Tutto ciò che agita oggi sono le sue inquietudini, la sua triste voglia di ripetere il piccolo sogno borghese tanto rifiutato : casa, lavoro, famiglia!
Questi anni sono stato un viaggio, un lungo sogno!
Fa impressione pensare alla prima volta che ho alzato un pugno in aria, forse neanche conoscendo a pieno la storia di quel gesto, fa pensare a quanto sia emotivamente violento partecipare con speranza di cambiamento alle prime piccole lotte di scuola..
Ed è una pellicola in bianco e nero, di quelle mute con la musica e le didascalie, quella che narra i ricordi universitari. Un pò  Buster Keaton un pò Paz. 
Autobus affollati, corridoi pieni di fumo ( all'epoca si poteva ancora fumare nei luoghi pubblici), e quella strana sensazione di sentirsi grandi, di essersi appena affacciati sul mondo...
Ricordo nitidamente la prima volta che entrai in quello stanzino chiamato Laboratorio Studentesco. Quel giorno dovevo studiare preparavo l'esame di logica e chiesi aiuto ad un collega, che invece mi aprì le porte di questo piccolo spazio e ai suoi protagonisti.  Un divano scassato, tante scritte sui muri, qualche manifesto e foto appese, sedie e tavoli rubati da ogni dove e un enorme cappa di fumo...Un pomeriggio passato a cantare canzoni con una chitarra e tante voci stonate. Non si posso dimenticare le riunioni infinite sui volantini : ognuno aveva un sogno e lo voleva mettere nero su bianco!!! Le colazioni sociali per pagarsi il pullman dei cortei, le giornate intere passate alle Dune stile Woodstock... E noi eravamo belli colorati e innamorati del sogno e a volte anche di amori impossibili contrastati complicati!! Volevi lasciare andare gli ormoni ma a volte ti fregava il cuore!! E così di casa in casa noi le studentesse fuorisede diventavamo le amiche di tutti/e e le case piccoli ostelli e rifugi..
Non si possono dimenticare le nottate a bere vino tra Bubboni o inedite e lamentose interpretazioni dei radiohead, non si può dimenticare il STUDIARE PER NON PENSARE, NON PENSARE PER STUDIARE, non si possono lasciare andare le ore passata a girare la lagane e ceci o le piccole riunioni improvvisate su come riprendesi Largo campo o la colla per i manifesti preparata nel bagno prima di andare con i motorini sgangherati...
Ed oggi cosa siamo??dove andiamo??
quale sarebbe il nostro volantino di oggi?? quali sono i sogni che vogliamo mettere nero su bianco..
Io non lo so più..
Volevo fare un post lunghissimo, volevo scaricare la nostalgia, ma credo lei abbia atterato me.
Dedicato a tutti voi punk e fricchettoni, partitisti antagonisti o autonomi...

giovedì 4 novembre 2010

Un giorno d’autunno può riportare la primavera


Fuori l’aria è fredda, ma non gelida. Un po’ come quando sta per finire l’acqua calda sotto la doccia.
Eppure i vapori e l’odore di pulito del bagnoschiuma rendono tutto rilassato, caldo, tutto sa un po’ di giorno di festa.
E se l’odore della schiuma diventasse profumo di fiori,e il caldo del vapore un nuovo abbraccio e il giorno di festa diventasse la tua festività : quella delle tue cellule che si rigenerano, dei tuoi occhi che riacquistano diottrie perché i colori del mondo sono più accessi, dei tuoi passi che sono più spediti perché l’aria calda li spinge a migrare? Bhè accade, basta interagire con un altro essere che decide di essere in primavera  durante l’ autunno! E’ orribile pensare al corpo come ad una merce o ad un oggetto e non solo per ciò che di morale questo coinvolge, ma soprattutto perché si perdono i sensi. Se si diventa di plastica l’odore più speziato che si possa sentire è quello del petrolio durante la propria combustione. Un fuoco che non ti brucia ti squaglia e ti rende amorfo. Il corpo umano è fatto per bruciare dentro..sentire calore  e distinguere  con la paura le fiamme che uccidono da quelle che salvano la vita.
Ed ecco perché rivendico la libertà del mio corpo perché voglio sentire la primavera in pieno autunno..

mercoledì 3 novembre 2010

C'è un posto sano e uno malato dentro di te chissà dov'è

http://www.youtube.com/watch?v=rpBp_Urzd7o&NR=1

Ricomincio..

Come primo post ho pubblicato un pò di inchiostro che avevo già versato un pò di tempo fa..
Ho passato gli ultimi giorni immersa nello scrivere altrui. Ho fatto una gita in un immenso mercato, ho incontrato chioschi da blogger, botteghe da romanzi e semplici bancarelle da giornali.. Il mio naso ha riconosciuto quell'odore d'inchiostro su carta che da bambina era il prerequisito per comprare o meno un fumetto o un libro.
Le mie mani hanno accarezzato con cura le grane di carta preferite, quelle delle edizioni economiche, quelle nè patinate nè plastificate. E da lì lo stesso passo che anni fa mi fece avvicinare ad una macchina da scrivere,un olivetti lettera 32, oggi mi avvicina a tastiera e schermo.
Qual'è l'intenzione??
Non la conosco, infondo mai l'ho conosciuta, da sempre amo raccontare, narrare, mostrare le mie percezioni, le mie visioni. Insomma, niente di più semplice che assecondare il bisogno di scrivere!

Cartolina da un'allucinazione

Viaggiare significa percorrere,camminare,navigare,volare. Qualcuno disse che lo scopo del viaggio è viaggiare. Il viaggio che mi ha fatto sentire un'esploratrice, un'archeologa, una scrittrice è sempre stato il viaggio nelle vite altrui.

Penso che il corpo, ogni corpo, sia un continente che a volte capita di esplorare, circunavigare altre si può guardare solo sulle cartine.

Poi c'è l'anima.Nei villaggi o nelle metropoli c'è sempre qualcosa di impalpabile,introvabile e pure esistente, l'insieme di odori, fragranze colori suoni rende quei luoghi vivi unici, così per ogni donna ed ogni uomo.

Ho viaggiato ed esplorato molti contineti umani, di ognuno ho un souvenir... alcuni di questi ricordi li ho considerati cianfrusaglia, altri sono collezionabili, ma ce ne sono pochissimi ed essere vera memoria di un'anima.

In questa sera d'autunno così calda, mi sembra di aver girato il mondo, di aver visto oceani e deserti, agglomerati urbani e asettiche città..

L'unica terra da me inesplorata è la mia. La strada in questo continente sembra un miraggio.Quando mi sembra di aver percorso chilometri uno scroscio d'acqua mi sveglia e sono al punto di partenza.. A volte cerco riparo in piccole grotte, altre prendo il sole su di un'immensa spiaggia..Ma tutto è pur sempre un'allucinazione...