lunedì 17 settembre 2012

"Pronto! Sono la morta!"(un bell' incubo)


Clinica privata sull'oceano. Pavimenti giallo pastello, letti con lenzuola verdi ed una finestra scorrevole sul mare.Distesa sul letto sto dando l'ultimo saluto a mio marito, accompagnato da un amico. So di dover morire. Scaduta la settimana di degenza, mi faranno una siringa ed io potrò morire nel caldo abbraccio del mare.
Il saluto con Paolo è straziante. Non voglio morire e piango. Non bastano baci e carezze, non basta guardare ogni sua piccola ruga. Io voglio vivere con lui. Lui è così tranquillo e disperato. Glielo leggo negli occhi. Ultimo bacio. Deve rientrare, non può restare lì con me.
Si chiude la porta e le lacrime consumano il mio viso.
Con me c'è mia madre. Classica scena da mamma in ospedale. Valige, ricambi puliti, e preoccupazioni sul cibo. Ogni volta che mi chiede se ho mangiato, io penso: "Sono la morta,che mangio a fare?"
La clinica è controllata dall'esercito (perchè l'inconscio associa la paura della morte all'esercito?) un poliziotto armato fino ai denti entra nella stanza. Vuole perquisirmi non crede che io debba morire.Mi incazzo piangendo. Gli urlo addosso di tutto. "Stronzo che vuoi?devo morire, buttarmi in quel mare e morire. E tu vai cercando le prove nelle valige?Vaffanculo."
Intanto squilla il telefono. Riconosco il numero, una vecchia conoscenza. La mia compagna di banco al liceo.
"Pronto..Carlotta?"
"Prono..sono la morta!"
E così mentre spiego come funziona la cosa e sfoglio un vecchio album di foto si scarica la batteria del telefono.
Comincio a pianificare con mia madre come caricare in tempo i telefoni. Parlare con tutti è come sentirsi ancora vivi.
Ma il tempo non c'è, bussano. Entra un dottore, fa la puntura ed io silenziosamente piango. Apro la finestra scorrevole e a piedi nudi raggiungo l'oceano.