giovedì 27 gennaio 2011

un pianeta

Scendendo dalla mia piccola astronave ho messo piede su un pianeta terroso.. Il suolo compatto e polveroso era scompigliato da improvvise folate di vento, un vento molto caldo.. Anche la terra che calpestavo emanava calore, segno di un nucleo, di una profondità dalle alte temperature... Ho piantato la mia bandiera, segno della mia presenza, ed un'orma dopo l'altra l'ho esplorato.. Ho trovato grandi crateri ghiacciati ed aldilà di essi valli  ricoperte di muschi e felci.. La sorpresa era l'impressionante quantità di vita che popolava questa rada vegetazione. Insetti ed animali minuscoli, i quali costruivano e distruggevano in continuazione un mondo perfettamente organizzato. L'odore intorno era primitivo, forte. Nelle prime esplorazioni avevo idea di un pianeta simile al mio soltanto un pò più lento nell'evoluzione, ma dopo essere ruzzolata giù in un grosso canyon ho scoperto in quel riparo di rocce una fitta foresta rigogliosa. Verde,umida, dalle frizzanti cascate ed accecanti colori. Uccelli di ogni tipo intonavano canti, e gli animali più strambi, gli azzardi più grandi di Madre Natura, popolavano gli alti alberi o le rive dei ruscelli.. Percorrendo piccoli sentieri, spostando rami e aggirando cespugli, sono giunta al cuore di quella meraviglia. Vi ho trovato una piccola capanna, dal tetto della quale attraverso un buco usciva del fumo, al suo interno un uomo. Egli era quasi nudo, lo coprivano foglie e corde colorate, era lì seduto su di un tappeto di cuoio al centro della sua dimora. Nel vedermi sulla soglia mi ha guardata con intensi occhi gialli e con un impercettibile gesto mi ha invitato ad entrare. Quella capanna riscaldata dal fuoco, protetta alle pareti da pelli di ogni tipo era rassicurante ed allo stesso tempo il pensiero di essere da sola al cospetto di quegli occhi color ambra fissi su di me mi inquietava. Ho passato dei lunghi giorni tra quella paglia e quell'argilla, accudita curata e compresa. Non c'è stato scambio di parole tra me e quell'indigeno, non avendo modo di comunicare con la lingua credo sia stato il battito del cuore e semplici ma universali rituali ad aver creato un legame. Non dimenticherò mai il giorno in cui entrai in quella dimora da una piccola fessura, nè la mia mente cancellerà il tempo in cui ho imparato a cucinare i prodotti di quella terra, o a cucire quelle pelli... ma la cosa che più ricordo di quel pianeta saranno due grandi occhi gialli, come quelli di un gufo con la stessa rabbia di un lupo..