giovedì 30 dicembre 2010

Duemiladieci

E' iniziato all'insegna del passato, con i vecchi amici e le vecchie canzoni...Ma in barba a tutti i detti sulla fine dell'anno ha portato solo novità.. Nel secondo mese di questo, ormai vecchio, anno ho aperto la porta ai 30 mq più importanti della mia vita. Giorni di costruzione. Abbiamo imbiancato le quattro pareti, montato mobili e ci siamo costruiti il rifugio sicuro a tutte le intemperie. L'amore quello che cura, quello che intuisce in ogni singolo gesto cosa sta accadendo, quello che basta un abbraccio a far tornare la calma...  Nei mesi seguenti, come sempre, qualche brutta bufera è passata anche da qui.. Ed io con la mia piccola barchetta sgangherata ho cercato porti sicuri. Ho attraccato nuovamente dove so che è sempre possibile riposare e guardare sereni l'orizzonte. In questa navigazione ho incontrato altri intrepidi marinai ed insieme abbiamo scoperto tanti nuovi continenti.. La primavera e l'estate di questo 2010 è stata calda e accogliente, ha dato i suoi frutti.. L'autunno è stato infuocato... Ho conosciuto nuovi posti dentro di me, ho riaperto vecchie scatole e ricevuto nuovi regali.. Il regalo più grande, probabilmente, è stato imparare. E' stato scoprire quanti confini posso superare...
Questi 12 mesi:
Gennaio- La fine del servizio civile, gli ultimi turni: "Misericordia sede Operativi"
Febbraio- Imbiancare, montare mobili..creare "Casa Rossi"
Marzo- Fallimentari tentativi di studio e di esami..
Aprile- La campagna elettorale per le Regionali...ed eviterei commenti!!
Maggio-  Seri tentavi di studio " sono nuovamente una matricola"; basta tessere siamo il Cantiere!!
Giugno- Nuova avventura il Counseling..ed i primi risultati all'università..
Luglio- il grande caldo a casa rossi e l'impresa della tesina di semiotica..
Agosto- Vacanze tra la costiera cilentana..e il ferragosto a Capaccio!!
Settembre- L'unica cosa che ricordo di questo mese è la morte di Roberto Collina...ma è stato anche mese di dimissioni..
Ottobre- ho compiuto 26 anni... ed è stato mese di transito"il genogramma"..ah il 16 ottobre Fiom
Novembre-  Intenso mese di studio su me stessa... in una parola IPR
Dicembre- Mese di rivolte.. Il 14 dicembre ( CantiereWebtv-Radioredazione-Buco)
Buon anno!!!

martedì 21 dicembre 2010

Lei è

Lei è Lei. Appena sveglia, nel suo pigiama caldo, con i suoi capelli raccolti, si guarda allo specchio. Osserva i punti neri, le piccole rughe, qualche pelo superfluo... Lei si guarda negli occhi e si riconosce. I suoi occhi dello stesso colore dell'ambra, come questa resina, trattengono i fossili della sua vita..e se la luce è giusta riflettono il futuro. Lei è disordine. Ama appoggiare le cose dove le pare, ma in questo ha un'abitudine. C'è un libro in bagno, uno vicino al letto. C'è il computer un pò ovunque e con esso la musica. Lei è ordine. Ama la biancheria profumata e stirata nei cassetti, i piatti in fila decrescente e che alcuni oggetti stiano sempre nello stesso posto. Lei è fretta. Non arriva quasi mai in anticipo, porta a termine le cose nell'ultimo momento utile, ed ama correre per strada andando da un posto all'altro. Lei è calma. Ama dormire al caldo del piumone per una giornata intera, ama godersi i momenti d'amore per lunghe ore... Lei è Lei..e racchiude in sè sinonimi e contrari di se stessa..

mercoledì 15 dicembre 2010

vogliamo il presente

Vogliamo il presente

io sono     una giovane donna laureata e precaria
tu sei        un cittadino di un luogo italiano senza diritti
egli è        un lavoratore cinquantenne licenziato
noi siamo  una forza, il futuro e il presente
voi siete    se non siete tra noi...siete perdenti
essi sono
  lo Stato, porci, affaristi, vecchi, e ormai zombie



I am               una giovane donna laureata e precaria
You are    un cittadino di un luogo senza diritti
He is        un lavoratore cinquantenne licenziato
We are     una forza, il futuro e il presente

You are    se  non siete tra noi...siete perdenti
They are    lo Stato, porci, affaristi, vecchi, e ormai zombie


Ι           una giovane donna laureata e precaria
είστε    un cittadino di un luogo senza diritti
είναι un lavoratore cinquantenne licenziato
εμείς  una forza, il futuro e il presente
είσαι  se non siete tra noi...siete perdenti
είναι
  lo Stato, porci, affaristi, vecchi, e ormai zombie

 Non so tradurre, ma so che in tutte le lingue europee oggi vogliamo il presente...

martedì 14 dicembre 2010

La mia prima diretta ha il sapore dei lacrimogeni!!

Non credo di essere diventata una giornalista, tanto meno una reporter oggi, ma ho scoperto l'odore della diretta, l'adrenalina da notizia. Voler raccontare a tutti i costi, fremere perchè accade qualcosa in quel momento in quel luogo e non hai un dopo: senti il dovere di descriverlo in quell'istante. Se al mattino appena arrivata a Roma l'emozione era dovuta alle interviste, alle domande pensate in fretta e in fretta fatte, nel pomeriggio sfidando la paura i lacrimogeni, il fuggire dalle cariche, le esplosioni mi hanno reso un animale da racconto!!
Tutto è stato esaltante, tutto aveva vita e rabbia.
Ho scoperto un modo diverso di essere in piazza, un modo diverso di manifestare il dissenso. Ma ho visto anche una folla enorme dividersi e ricompattarsi continuamente, tentare assedi, correre facendo correre chiunque si trovasse di fronte. C'erano gli studenti, tanti tantissimi, partiti dalla sapienza hanno raggiunto l'altro pezzo di corteo "uniti contro la crisi" al Colosseo in mattinata. Le facce le più diverse: ragazzi con i caschi pronti alla rivolta, giovani dal volto colorato, danzanti dietro al solito camioncino scassato che serve un pò da sottofondo musicale e un pò da palco, il popolo aquilano, i migranti di Brescia direttamente dalla gru, i più disparati movimenti locali, e anche le vecchie bandiere rosse tutte in fila a chiudere, i volti e le persone a me più conosciute.
Durante tutta la giornata a scandire le ore erano le continue telefonate ai ragazzi alla radio, gli sms per la diretta, ed ogni tanto nei momenti tesi le telefonate ( con la linea che ovviamente non prendeva) per rassicurarsi che anche chi non era lì con te fosse sano e salvo.
Intanto dopo aver intervistato Cremaschi,Caruso, Casarini, Ferrero,comincio a vivermi il corteo. La sapienza ci raggiunge, incontriamo il Conte ( caporedattòòò) il tempo di intervistare Landini e via andiamo alla testa del corteo. Testa che nel corso della giornata si divide e diviene tante teste. Piazza Venezia la vedo prima vuota e blindata e dopo pochi minuti invasa dalla marea umana che compone il corteo... Il Corteo punta ad accerchiare Montecitorio. Ed è qui, che cercando di tagliare, correre e osservare, passo una buon ora, tra vicoli laterali. Incontriamo una troupe di Rai2 la seguiamo, loro solidali con noi piccola webtv radioweb tutto insieme in un telefonino, ci aiutano un pò ad infilarci qua e là tra i blindati. Ma è troppo tempo che io non vedo niente, è troppo tempo che non capisco che succede e allora via ricerchiamo il corteo.. Ed è così che ci troviamo sul lungo Tevere, siamo di nuovo un fiume enorme. Un altro aggiornamento dalla radio, e così intervisto una ragazza, non so come si chiami, ma ricordo bene i suoi occhi azzurri e il suo " e de che" al mio "grazie". Ecco si riparte, andiamo alla testa del corteo nuovamente e siamo in corso Vittorio Emanuele. Lo scenario qui è di una guerriglia appena finita. Altro aggiornamento radio " ragazzi qui le vetrine delle banche sono state tutte sfondate o fatte saltare". Continuiamo e ci ritroviamo a Piazza del Popolo. Qui sembra tutto tranquillo, il corteo dovrebbe ricompattarsi qui e poi procedere per via Muro Torto. Decidiamo di mangiare, la solita pizza al taglio romana, una bottiglia d'acqua e mentre sto lì seduta al tavolino credendo di poter riposare ecco sbucare in corsa un gruppo di ragazzi e le forze dell'ordine avanzare. Ok ci alziamo e andiamo nuovamente in piazza. Piazza del Popolo è piena, ci sono i book block, il camioncino con l'impianto, ma sulle due strade che ci hanno portato lì inizia la guerriglia. Vedo e sento la tensione, il lancio di oggetti e l'arrivo dei lacrimogeni.. Si alza un fumo nero, hanno incendiato una camionetta, continuano gli scontri, ci muoviamo come un'onda un pò in avanti e poi di corsa indietro, mentre qualcuno continua ad urlare "calmi, non correte". Guardo la piazza è piena e penso se entra la polizia è una mattanza. Intanto mi dicono al telefono che via del corso è una carica ed uno scontro continuo. Neanche il tempo di pensare e sto salendo le scale del Pincio. Le forze dell'ordine entrano in piazza con le camionette c'è il fuggi fuggi, ed io continuo a parlare in diretta con i ragazzi in radio, la gola mi brucia, gli occhi lacrimano, ma non importa "Paolo riprendi"! Siamo nei giardini del Pincio, qualcuno chiede un medico, un ragazzo sta male dopo gli scontri. Noi continuiamo a salire e ci ritroviamo a fare un giro lunghissimo. Incontriamo nuovamente un corteo di studenti, hanno occupato via del Muro Torto il traffico è fermo. Sono stanca, mi fa male il polpaccio, cerchiamo disperatamente la metro. Arriviamo in piazza Barberini, chiamo il Conte " Sei vivo?? Tutto ok??" Paolo si rassicura su tutti quelli che abbiamo perso per strada. Ed eccoci in metro,un viaggio che mi sembrava lunghissimo. Arriviamo all' Anagnina, fermata al bar, ultima telefonata ai ragazzi in radio, il loro entusiasmo e i loro grazie mi rincuorano e mi fanno stare bene. Risaliamo sul pullman ed è sonno profondo. Fermandoci in Autogrill ho tanto mal di testa, il polpaccio non lo sento più, ma penso: la mia cronaca ha il sapore dei lacrimogeni!!

sabato 11 dicembre 2010

Io sto con te tu con chi stai??

Caro Amore mio,
non mi vergogno e non ho paura a scrivere, su una pagina così pubblica, quanto di più intimo sei per me.
Non voglio però regalare a chi non può leggerelo il nostro legame, il nostro appartenerci. Per questo ti scrivo una sola cosa con l'auspicio che valga per tutte le parole che non saranno qui nero su bianco.
Io ho scelto, ed ho scelto Te. Cinque anni fa risposi ad una domanda :"Io sto con te tu con chi stai??" e risposi guardandoti negli occhi, stesi su di un piccolo letto scassato, "Sto con te". Da allora basta questo per me. Se evado, se scappo e perchè so che posso tornare da Te. Posso ritrovarmi a casa sempre tra le tue braccia. Sono infinitamente contenta di aver scoperto ancora una volta oggi quanto mi conosci. Ed è meraviglioso averti accanto, anche quando te ne stai in silenzio ad osservare pronto poi ad accogliermi.
Lo dico a te, lo sto dicendo al mondo, ( e lo so lo dico poco) : Ti amo.

mercoledì 8 dicembre 2010

Le luci colorate ad intermittenza, il verde e l'oro condito di rosso. Ecco che giunge l'aria natalizia... E' incredibile come l'aria di festa e il mondo che si muove tra negozi e pranzi, contrasti con la quiete e la malinconia che ci si porta dentro. Chissà perchè queste grandi riunioni di famiglia e le canzoncine melense in filodiffusione ci  rendono tristi. I cambiamenti radicali della vita mi capitano sempre tra la fine dell'anno e l'inizio di quello nuovo.. Più fuori si fa freddo più dentro ribolle il sangue. Emerge la spinta ad andare, a proseguire a mutare pelle. Ed in fondo è sempre più facile trasformarsi indicando gli altri come causa di tali trasfigurazioni. Poi ci si rilassa, si riflette calmi e si comprende che tutto inizia e finisce dentro di noi, che gli altri sono solo l'albero a cui ci poggiamo mentre attendiamo che dal bozzolo esca la farfalla. Non so quante donne abbiano provato questa sensazione, ma so che cambio pelle in continuazione. Certo ogni volta le mie ali sono più forti, i loro colori più nitidi, ma ogni volta sembra che il bozzolo da cui devo uscire è più stretto, più soffocante. E' qualche momento prima della rinascita che provo una profonda paura, che quel guscio caldo e stretto non mi sembra più vecchio e mortale, anzi vorrei non lasciarlo più. Ma la natura, la vita non è mai incerta, sceglie. Quando comincia un percorso deve portarlo a termine, non si può indugiare: la paura in natura uccide. I predatori annusano la preda nel panico. E le prede hanno imparato a mimetizzare l'ansia della morte. Hanno imparato a fuggire veloci o a rimanere perfettamente immobili. E noi, noi esseri umani che non abbiamo predatori?? Siamo rimasti fottuti. No riusciamo a controllare facilmente la paura, le ansie si impossessano di noi. E l'organo, controllore di tutto, il cervello va in tilt. Prende facilmente abbagli, si fa stordire dall'adrenalina in circolo, dall'allarme del pericolo. Ed eccoci, immobili o in fuga dinanzi a morti potenziali e finte. Oppure con espressioni inebetite per finti piaceri e felicità. Facciamo tutto da soli. Ci costruiamo il pericolo e la felicità... Abbiamo grosse difficoltà a stabilire un contatto reale con l'esterno, un contatto reale. Il nostro corpo lo media sempre, e poichè del nostro corpo fa parte anche la mente, spesso è essa stessa a mediare. Nel suo essere medium, però utilizza fitti sistemi di distorsioni. E così non riusciamo mai ad avere la realtà a portata di mano. Se guardiamo una foto, magari anche sviluppata e la tocchiamo, non siamo in grado di osservare solo i colori e la figura. La nostra mente ha già mediato. E così insieme ad un pezzo di carta colorato stiamo guardando: un ricordo, una dedica, un espressione, un legame etc etc. Come gli animali abbiamo un istinto, ma non abbiamo saputo affinarlo sulle necessità e i bisogni. Anche l'istinto abbiamo mescolato. Lo abbiamo unito alla memoria e non solo a quella atavica. E così anche l'istinto si falsa, si basa sulle vecchie percezioni e anche su quelle distorte. Cosa c'entra tutto questo con le lucine di Natale?? non lo so.. Mi osservavo, qui, in cucina a lavare i piatti, incapace di pensare solo al meccanismo per cui aprivo l'acqua e lavavo, ma la mia mente continuava a cucire insieme le lucine, i ricordi, le aspettative, e le paure. Facevo quello che facciamo spesso: un bilancio. Pensavo a ciò che ho ancora da fare e a ciò che ho fatto. Riflettevo su ciò che voglio ottenere ora, e ciò che è solo un languido desiderio. Contavo errori, vittorie e sconfitte. Tutto mentre lavavo i piatti consapevole di dover dopo addobbare un albero. Ecco nel bel mezzo di un 8 dicembre qualunque, per un pò la serenità della consapevolezza, del conoscersi mi ha attraversato. E mi sono vista lì, nel bozzolo ansimante spingendo verso l'uscita. E' passata la paura, sto per emettere l'ennesimo primo respiro. Vorrà dire che il 25 festeggerò la mia ennesima natalità.

Kill Bill Soundtrack (You Shot Me Down)

Lei combatte

Lei non è spaventata dalla lotta, sa come attaccare difendendosi. Ha imparato a proteggere gli organi vitali, a stare in guardia e sganciare colpi quando necessario. Un combattimento non deve portare ad una vittima obbligatoriamente, ma Lei sa  che a subire almeno in quel perimetro e in quel momento non può essere lei. Ed è per questo che serra i denti e con movimenti cauti  mette nell'angolo l'altro. Lei si muove accerchiando chi le ha fatto del male lo guarda dritto negli occhi. Lei sa che per ferire mortalmente non ci vuole un colpo sferrato con forza, ma un gesto lento e deciso. Così con i suoi pantaloni bianchi, la sua canotta e i piedi nudi, si muove con il ritmo del respiro, con il gomito teso e la mano a pugno si protegge il viso e le costole, e con le gambe attacca al cuore, schiva ,salta, ma colpisce. I colpi si danno, ma non si devono ricevere, si devono evitare. E se è costretta a piegarsi sa che non deve cadere, ma deve solo agire. Far male in alto colpendo dal basso. In quell'adrenalina Lei non ha paura. E' sicura che la giusta rabbia del suo cuore guiderà i muscoli. Lì tenderà forti, darà potenza. E l'arte del male si sprigionerà quando toglierà all'altro l'equilibrio. Il suo avversario non deve più riconoscere lo spazio e il tempo, sarà nel giusto momento tra paura e confusione che Lei tenderà dalla miglior difesa il più feroce e determinato degli attacchi. I colpi che preferisce sono quelli che si insinuano là dove non c'è difesa che tenga... Il fiato si fa ansimante, ma la concentrazione cresce, l'energia la esalta e con gli occhi freddi e lucidi lo guarda. In quell'occhiata ci sono tutte le parole non dette, c'è tutta la sofferenza, la pazienza, la comprensione data in eccesso. Ma in quello sguardo sopratutto c'è la riscossa. La possibilità per una volta, quella giusta, di rispondere al corpo con il corpo. Sono secondi, attimi in cui una condensa di sudore e fremiti scoppia. Ed ecco "boom", il suo piede teso è sullo sterno dell'altro a togliere il respiro. E ancora "boom" il suo piede toglie la terra dai piedi dell'altro. E finalemte c'è il pieno "boom" quello che l'intero peso morto dell'avversario fa cadendo giù. Lei guardando dall'alto quegli occhi sconfitti piange, le scivolano giù tutti i ricordi, tutti i momenti più belli, ma la fitta allo stomaco che le provocano le più feroci pugnalate ricevute regala al suo viso una piena ed appagata espressione. Lei si congeda, saluta come quel rito sacro vuole. E con i piedi che bruciano si ritira. Sapendo che ogni vittoria combattuta porta con se tante sconfitte. Ma lei non ha paura di combattere. Il duro allenamento serve a questo. Serve a saper essere lucidi e concentrati nell'attimo più agitato. Serve a mandare tutta la forza dal cuore al piede nudo. E sopratutto serve a saper salutare dopo aver atterrato l'avversario.

Storia di un migrante italiano

Una trattoria sulla strada dalle sporche vetrine, ritrovo di viandanti dalle mille storie. Quattro compagni affezionati ed un grosso uomo, dalle mani dure e sporche. Il racconto è una di quelle narrazioni che si fanno a tarda ora, dopo la cena, durante il digestivo.
"Sono andato ad Amsterdam che avevo 19 anni, ci sono stato trent'anni. " Ed ecco spuntare gli aneddoti su lunghe giornate di fatica nei cantieri. Le storie d'amore e di vita, i figli i nipoti e la solitudine. Il confronto tra ciò che si  lascia  e ciò che si prende.. Un uomo grande e grosso si fa piccolo e malinconico nel raccontarti come si è fatto da solo..
Un 'impresa edile, montano e smontano infissi e porte, lavorano le loro ore e si barcamenano tra periodi di grassa e periodi di magra. E dire che tutto inizia da un amore. Chi lo direbbe mai guardando quel rude sguardo e quelle ruvide mani.
"Ho incontrato mia moglie qui in Italia e poi siamo partiti. Lì si stava bene, i diritti sono tuoi e ti garantiscono." Ecco che il racconto si riempie di conti, guadagni, mesate e affari. E insieme ai soldi cresce la famiglia. Quell'amore che lo ha portato nei freddi inverni olandesi, quello stesso legame cresce con i figli. Oggi tutti rimasti lì , oggi lontani ma "sistemati". Così commosso porta fuori il calendario con le foto dei sette nipoti. Sette bambini del nord europa, biondi con gli occhi blu. Quel volto duro, quel cuore di pietra, abbozza un sorriso ad ogni complimento su quei visini furbi.. Insomma trenta anni fuori dalla propria terra, con la quale comunque si tengono contatti e per la quale si suda fuori. Trent'anni di sacrifici, ma non troppi.Si guadagnava e il fascino delle donne del nord porta via il primo amore... La famiglia giù in Italia chiama e l'uomo grande e grosso dalle spalle larghe risponde. E torna giù e apre la trattoria dai vetri sporchi.. Il posto dove a fine di ogni riunione si va a mangiare e a bere. Il posto dove la contaminazione è di casa e non è un parolone filosofico. Stasera un posto di passaggio ci ha regalato un viaggio lungo trent'anni, una storia come tante ma se vista negli occhi chiari di un uomo rude e forte ha il sapore del sudore e dell'orgoglio.

martedì 7 dicembre 2010

Lei si fece ombra

Lei si sentiva all'angolo di un lampione, là dove il cono di luce sparisce..In quello spazio, in quella linea di confine tra la luce intensa e il buio sentiva il silenzio. Lei dondolava sulla punta dei piedi con le mani rifugiate nelle tasche del cappotto, e i suoi occhi fissavano l'asfalto.. Intorno poteva esserci una tempesta, il mare infuriato poteva sbattere rumoroso e umido sugli scogli, ma lei sentiva il vuoto.. Perchè tutto quel trambusto le stava dentro, abitava il suo corpo.. Lei è stata lì ad indugiare per ore..ore lunghissime in cui la salsedine la corrodeva e il vento la infreddoliva.. Quando poi il mare ha deciso di sbattergli sugli occhi finalmente la tempesta si è liberata, l'urlo del vento ha preso il suo fiato e lo ha portato a fare l'eco contro la montagna, dentro è entrato un amaro calore, un calore febbrile, malato.. Lei ha lasciato scorrere i brividi nello stomaco, ha lasciato le sue ossa prigioniere del freddo, ha dato a se stessa la prova del dolore.. Quando ha rialzato lo sguardo non c'era più la linea d'ombra, l'alba aveva preso il posto del lampione e quella luce bluastra e gelida avvolgeva tutto..Non dondolava più. Lei era a terra stringendosi le ginocchia al mento, era lì chiusa.. Un cane randagio le si è avvicinato, l'ha annusata, le ha appoggiato il muso sulle gambe. Quel contatto di vita e alito caldo l'ha svegliata, ha allungato una mano per rendere un grazie con una carezza a quel peloso amico. Si è rialzata, come sempre si è  ripulita, ed è entrata nel primo bar aperto. Ha ordinato un cappuccino, lo ha sorseggiato, ridendo di sè e della schiuma sul naso. Dentro la febbre saliva, il tremore aumentava, ma lei voleva concedersi una parvenza di normalità. Ha pagato il conto, ed ha deciso di rientrare a casa.. Neanche la sua piccola stanza ha potuto molto contro il freddo, e la doccia calda ha solo aumentato il contrasto tra interno ed esterno.. Solo un pigiama pulito e le coperte del letto, la posizione fetale, solo questo hanno  potuto scacciar via il dolore.. Lei dormirà un sonno che non cerca risveglio, lei resterà al buio caldo delle coperte il più possibile.. Lei suderà senza bere un goccio d'acqua. Si disseterà leccandosi le lacrime. Si abbraccerà continuandosi a cullare.. Perchè lei si è fatta ombra e la luce può squarciare..

sabato 4 dicembre 2010

Una tempesta di grandine e fango

Lei camminando in un viale alberato cercava la via di fuga. Lei aveva sentito caldo in un giorno di inverno, e si era scoperta al mondo. Aveva ceduto al calore, alla voglia d'estate che prende nel grigio della pioggia. Ma il freddo non concede tregue, l'inverno è pungente e deve pungere come una spina nel fianco..Lei aveva preso a correre, il passo affrettato l'ha fatta inciampare nel primo fosso incontrato. Lei ama la nudità concessa da agosto. E crede nella possibilità che agosto si ripeta durante l'anno.. Ma si ritrova sempre bagnata da una pioggia scrosciante. Non esistono veli a coprire i suoi occhi, nè parole che riesce a censurare. Non si concede gesti da trattenere, Lei  dona sè a prescindere. Oggi la pioggia si è tramutata in grandine sul viale alberato. Improvvisamente lei poteva solo scivolare sul ghiaccio, non aveva più freni nè appigli, non c'era modo di fermare i suoi piedi nel cadere. Lei come fanno i bambini ha messo le mani avanti, le ha buttate giù prima della faccia.. Così ora ha graffi e sague su mani e braccia, ma ha protetto il viso, ha protetto il cuore. L'istintiva paura di trovarsi con gli occhi sull'asfalto l'ha protetta, è il suo stesso abbraccio la protezione e l'amore. Lei si è rialzata lentamente, ha ripulito il cappotto, è andata alla fontana ha lavato le mani, rinfrescato il volto ed è riuscita ad allontanare la tempesta di grandine. I suoi occhi hanno lavato il dolore con abbondanti lacrime, il suo stomaco si è ripulito dalle ansie. Tornata a casa lei ha fatto la doccia, ha lavato il suo corpo dallo sporco e dal freddo della grandine mischiata al fango. Ha scelto il suo più bel vestito e lo ha indossato.Ha truccato i suoi occhi con spessi strati di matita nera, ha messo il velo al suo sguardo ed ha nascosto dietro la bellezza la rabbia di essere caduta. Da bambina inciampare faceva male, ma era sopportabile, c'era sempre la voglia di ricominciare a correre. Ma l'unico gesto infantile che le riane è coprire la faccia dai colpi.

giovedì 2 dicembre 2010

occupiamo perchè siamo per esserci!!!


Queste sono le due parole più utilizzate negli ultimi giorni. Le parole hanno sempre un peso, significano... Vorrei prendere parte del significato etimologico e intrecciarlo alle azioni compiute in questi giorni da un'intera generazione. Della parola occupare abbiamo sottolineato attraverso le nostre azioni in tutte le università italiane: " empire uno spazio di tempo o di luogo". Tutti i ragazzi e le ragazze italiane, quelli/e che tengono al loro paese, hanno occupato piazze, strade, aule, facoltà, stazioni abbiamo quindi riempito dei luoghi. Ma riempito di cosa?? Di noi stessi, dei nostri corpi, delle nostre menti, dei nostri vissuti, dei nostri lavori precari..e quindi abbiamo riempito anche spazi di tempo?? Si abbiamo sottratto ore ai nostri call center, alle nostre lezioni in aula, ai nostri esami, alle nostre ricerche, ai nostri concerti, ma abbiamo dato quel tempo alla difesa della nostra esistenza.. Ed è qui che abbiamo "azionato" il significato di futuro: " che è per essere".. Noi abbiamo occupato ogni città nel nostro tempo, perchè ci siamo per esserci..

mercoledì 1 dicembre 2010

Bloccheremo tutto!!

Oggi è stata una giornata intensa!! Gli studenti di tutta italia, la mia generazione e quelle limitrofe in ogni città italiana hanno bloccato tutto!! Sono scesi in piazza, saliti sui tetti, si sono connessi ad internet ed hanno diffuso la loro protesta, l'hanno raccontata e lo facevano mentre la vivevano.. A Fisciano (salerno) nei giorni precedenti studenti e ricercatori erano saliti sui tetti del Campus ed oggi erano a Roma insieme a tanti altri a presidiare Montecitorio.. Poco lontano a Potenza, altri studenti occupavano il Teatro Stabile della città e da lì raccontavano  ciò che accadeva nelle loro assemblee e anche quello che accadeva in ogni stazione, autostrada, piazza d'Italia.. Noi eravamo al Cantiere Salerno e cercavamo di seguire tutto dalla rete, di diffondere ogni informazione, di essere nella piazza della Rete... E' trascorsa l'intera giornata, ed è passata avvertendo, sentendo la forza collettiva di tutto questo. L'unità di intenti e azioni, la rabbia e la voglia di riprendersi il futuro. Così parlano di noi i giornali: " vogliono riprendersi il futuro"! Credo che vogliamo il presente ed il futuro, credo che da oggi sappiamo di poter essere liberi e di poterci liberare.. Da oggi sappiamo che non siamo un Paese assopito, anestetizzato, ma un Paese vivo. Lo hanno visto tutti che siamo vivi, i nostri corpi da Milano a Palermo, passando per ogni piccolo centro, si sono mossi, hanno difeso, barricato.. E no, non stavamo a casa a studiare, perchè lo studio e la cultura ci permette di scrivere la storia ogni giorno ed oggi ne abbiamo scritto una pagina.. E no, non ci fermeranno nè le divise blu nè gli insulti, e nemmeno quei 600 zombie votanti della Camera.. Noi siamo vivi loro sono zombie!! Siamo colorati, agitati, incazzati, ma siamo anche impegnati a costruirci una vita tra le macerie... Oggi abbiamo imparato che siamo fratelli e sorelle, compagni e compagne, non perchè firmiamo insieme documenti e mozioni o gestiamo assemblee, ma perchè viviamo le stesse occupazioni, le stesse irruzioni, gli stessi rischi ogni giorno. Oggi ci siamo resi conto di essere forti... E' stato molto diverso dalle nostre precedenti esperienze.. non eravamo tutti insieme coordinati in un solo luogo..ma eravamo tutti insieme in ogni luogo nello stesso tempo.. Eravamo connessi tra noi, e non solo tecnicamente attraverso la rete, eravamo connessi dalla stessa grande spinta a liberarci dall'oppressione quotidiana.. Noi vogliamo il futuro, e ce lo vogliamo costruire come ci piace.. Non vogliamo che si aggiusti qualcosa, ma che tutto si trasformi, che i nostri sogni si realizzino.. Oggi abbiamo iniziato, oggi siamo solo usciti di casa, ma da domani ci prenderemo tutto, il tutto che è nostro, il tutto che desideriamo diverso da com'è...