Donna. 27
anni. Fuori dalla monotonia del posto fisso. E fuori dal lavoro.
Tutto ciò di
cui parlano oggi al tg non è nulla di nuovo, ma fa male lo stesso. E’ come
ricevere uno schiaffo in pieno volto.
Partiamo dal
principio e come insegnavano le donne un tempo
“a partire da me”.
Ho 27 anni,
vivo nel Sud d’Italia e sono una donna, si sarebbe detto un tempo “in età da
marito”.
Mi sono
laureata nel 2008 e sono stata costretta (dalle riforme varie) ad iscrivermi
per altri due anni all’università, due anni che intanto sono diventati quattro
e così secondo Martone “sarò una sfigata”.
Questi anni non li ho persi tra feste e divani, e se pure fosse stato
così ne sarei fiera, la vita non è solo
produci- consuma- crepa.
Questi anni
li ho passati cercando lavoro, perché a 27 anni non si può essere più studenti
a vita, perché vorresti evolvere e progettare. Dopo un anno di servizio civile
a 433,17 euro al mese, i lavori sono stati i più vari, pagati miseramente e
dopo tempi lunghissimi in genere con formule contrattuali non proprio limpide e
continuative. Oggi sono costretta ad aprire la partita iva, ad entrare secondo
la mente bacata dei banchieri che ci controllano, nell’impresa individuale. In
realtà sono una donna e fare un contratto costa troppo. Così sono precaria,
ogni giorno mi formo, mi ingegno nel
migliorare, ma i risultati tardano ad arrivare. Intanto però le bollette e i costi
della vita sono puntuali.
I mesi
passano tra settimane del tutto improduttive e frustranti e settimane cariche
di impegni che 48 ore al giorno non basterebbero.
E’ doloroso
dover ribadire cose che speravo superate. E’ doloroso dover ancora gridare all’eguaglianza
tra uomo e donna, quando speravo nella mia liberazione.
Ed è
doloroso sentirsi in colpa o nostalgica nel pensare al dover rivendicare i
propri diritti.
Si perché la
verità è che ci hanno tanto assillato e tanto immiserito che la forza per
rivendicare, pretendere e prendere ciò che è nostro si è affievolita.
E così
stiamo qui tra un cambio di stato di facebook o un tweet a lamentarci delle
battute di un vecchio banchiere o di un giovane raccomandato.
Tempo fa
ragionavo di futuro con mia nonna, donna
di 83 anni e molto saggia, mentre mi lamentavo della mia condizione, dell’impossibilità
di prendere una casa in affitto o di fare una qualsiasi altra cosa, lei mi
disse: “ nella vita ci vuole coraggio, noi facevamo i figli sotto le bombe, la
nostra precarietà era questione di ore”.
Cara nonna
hai ragione, e ci ho pensato tanto, forse se la mia precarietà fosse questione
di ore avrei coraggio e progetterei tutto nonostante le bombe. Ma la mia
precarietà prevede bombe intelligenti che esplodono solo dopo lunghi periodi e
non sei mai sicura se contengono proiettili o fiori e così attendi incerta sul
da farsi.