sabato 11 febbraio 2012

Un Bukowski di seconda mano


Sogni sporchi di fumo e vino.  Sogni Blow up.
Sogni da eterni ventenni di un’era che non c’è più.
Stanze dismesse in affitto, sensi alterati e promiscuità.
Sogni da eterni ribelli e vagabondi.
Menti affamate, parole scomposte e nudità.
Sogni di angoscia e di fuggitivi.
Sogni da un libro letto a metà.

giovedì 2 febbraio 2012

Roba precaria


Donna. 27 anni. Fuori dalla monotonia del posto fisso. E fuori dal lavoro.
Tutto ciò di cui parlano oggi al tg non è nulla di nuovo, ma fa male lo stesso. E’ come ricevere uno schiaffo in pieno volto.
Partiamo dal principio e come insegnavano le donne un tempo    
“a partire da me”.
Ho 27 anni, vivo nel Sud d’Italia e sono una donna, si sarebbe detto un tempo “in età da marito”.
Mi sono laureata nel 2008 e sono stata costretta (dalle riforme varie) ad iscrivermi per altri due anni all’università, due anni che intanto sono diventati quattro e così secondo Martone “sarò una sfigata”.
Questi anni non li ho persi  tra feste e divani, e se pure fosse stato così ne sarei fiera, la vita non è solo 
produci- consuma- crepa.
Questi anni li ho passati cercando lavoro, perché a 27 anni non si può essere più studenti a vita, perché vorresti evolvere e progettare. Dopo un anno di servizio civile a 433,17 euro al mese, i lavori sono stati i più vari, pagati miseramente e dopo tempi lunghissimi in genere con formule contrattuali non proprio limpide e continuative. Oggi sono costretta ad aprire la partita iva, ad entrare secondo la mente bacata dei banchieri che ci controllano, nell’impresa individuale. In realtà sono una donna e fare un contratto costa troppo. Così sono precaria, ogni giorno  mi formo, mi ingegno nel migliorare, ma i risultati tardano ad arrivare. Intanto però le bollette e i costi della vita sono puntuali.
I mesi passano tra settimane del tutto improduttive e frustranti e settimane cariche di impegni che 48 ore al giorno non basterebbero.
E’ doloroso dover ribadire cose che speravo superate. E’ doloroso dover ancora gridare all’eguaglianza tra uomo e donna, quando speravo nella mia liberazione.
Ed è doloroso sentirsi in colpa o nostalgica nel pensare al dover rivendicare i propri diritti.
Si perché la verità è che ci hanno tanto assillato e tanto immiserito che la forza per rivendicare, pretendere e prendere ciò che è nostro si è affievolita.
E così stiamo qui tra un cambio di stato di facebook o un tweet a lamentarci delle battute di un vecchio banchiere o di un giovane raccomandato.
Tempo fa ragionavo  di futuro con mia nonna, donna di 83 anni e molto saggia, mentre mi lamentavo della mia condizione, dell’impossibilità di prendere una casa in affitto o di fare una qualsiasi altra cosa, lei mi disse: “ nella vita ci vuole coraggio, noi facevamo i figli sotto le bombe, la nostra precarietà era questione di ore”.
Cara nonna hai ragione, e ci ho pensato tanto, forse se la mia precarietà fosse questione di ore avrei coraggio e progetterei tutto nonostante le bombe. Ma la mia precarietà prevede bombe intelligenti che esplodono solo dopo lunghi periodi e non sei mai sicura se contengono proiettili o fiori e così attendi incerta sul da farsi.