martedì 19 aprile 2011

A volte rifletto anche io..

Non riesco a guardare la tv. Riesco a fare un'eccezione per qualche programma di informazione vero e per i cartoni animati.
Non riesco a progettare un viaggio, i soldi non lo permettono quasi mai. Fatta eccezione per qualche scampagnata nei dintorni o un giro a qualche mostra ( specialmente se l'ingresso è gratuito).
Non riesco più a seguire un Tg, specie nella sezione politica. E in questo caso non riesco nemmeno a fare eccezioni.
Non riesco ad ascoltare musica trash. Fatta eccezione per gli anni 80 e la loro genialità.
Non riesco più a comprare molti libri ( anche qui i soldi scarseggiano). Ed ho imparato un'eccezione alla mia ferrea regola: li presto e me li faccio prestare. Perchè tra i "non riesco" più importanti c'è quello di non riuscire a non leggere.
Non riesco a non indignarmi o a star ferma difronte ad un'ingiustizia. E qui nessuna eccezione.
Tutto sommato un ritratto di una qualsiasi figlia borghese di questa società. E si  un pò mediocre..
Il fatto è che nelle intenzioni, nei sogni, ci sarebbe molto di più. Riflettevo sulla precarietà. Pensavo a tutti quei discorsi sentiti e risentiti sulla precarietà esistenziale. In genere in questi ragionamenti c'è sempre il mutuo che non si può aprire, la casa da non poter mantenere, il lavoro instabile o inesistente, l'impossibilità di progettare.
Tutto vero.
Ma nei miei sogni c'è una casa piena di libri. E un cassetto pieno di biglietti aerei. La possibilità di fare Politica ( quella seria che ho sempre cercato di fare). Un a casa con un mega stereo e tanta musica. E magari e questa è Utopia, un pò meno ingiustizie.
Oggi riflettevo su tutto questo, perchè mi sono resa conto che ancora una volta tra i soldi e il restringimento del pensiero il sistema ha vinto un pò. Insomma mi sento satura di informazioni, di virtualità (facebook,youtube, e film streaming) , satura di silenzio e poco contatto umano.
Sarebbe ora, visto che è anche primavera, di uscire un pò. E dire che qualche anno fa andavo sulla spiaggia a leggere, nei giardinetti a studiare. Andavo ai concerti e anche al cinema (anche da sola). E sopratutto bastava scendere al centro per una birretta e un pò di contatto umano.
Ed ecco spiegata l'atomizzazione della società e la precarietà esistenziale. Ecco la mia spiegazione..banale, futile.. ma mia.

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