mercoledì 8 dicembre 2010

Le luci colorate ad intermittenza, il verde e l'oro condito di rosso. Ecco che giunge l'aria natalizia... E' incredibile come l'aria di festa e il mondo che si muove tra negozi e pranzi, contrasti con la quiete e la malinconia che ci si porta dentro. Chissà perchè queste grandi riunioni di famiglia e le canzoncine melense in filodiffusione ci  rendono tristi. I cambiamenti radicali della vita mi capitano sempre tra la fine dell'anno e l'inizio di quello nuovo.. Più fuori si fa freddo più dentro ribolle il sangue. Emerge la spinta ad andare, a proseguire a mutare pelle. Ed in fondo è sempre più facile trasformarsi indicando gli altri come causa di tali trasfigurazioni. Poi ci si rilassa, si riflette calmi e si comprende che tutto inizia e finisce dentro di noi, che gli altri sono solo l'albero a cui ci poggiamo mentre attendiamo che dal bozzolo esca la farfalla. Non so quante donne abbiano provato questa sensazione, ma so che cambio pelle in continuazione. Certo ogni volta le mie ali sono più forti, i loro colori più nitidi, ma ogni volta sembra che il bozzolo da cui devo uscire è più stretto, più soffocante. E' qualche momento prima della rinascita che provo una profonda paura, che quel guscio caldo e stretto non mi sembra più vecchio e mortale, anzi vorrei non lasciarlo più. Ma la natura, la vita non è mai incerta, sceglie. Quando comincia un percorso deve portarlo a termine, non si può indugiare: la paura in natura uccide. I predatori annusano la preda nel panico. E le prede hanno imparato a mimetizzare l'ansia della morte. Hanno imparato a fuggire veloci o a rimanere perfettamente immobili. E noi, noi esseri umani che non abbiamo predatori?? Siamo rimasti fottuti. No riusciamo a controllare facilmente la paura, le ansie si impossessano di noi. E l'organo, controllore di tutto, il cervello va in tilt. Prende facilmente abbagli, si fa stordire dall'adrenalina in circolo, dall'allarme del pericolo. Ed eccoci, immobili o in fuga dinanzi a morti potenziali e finte. Oppure con espressioni inebetite per finti piaceri e felicità. Facciamo tutto da soli. Ci costruiamo il pericolo e la felicità... Abbiamo grosse difficoltà a stabilire un contatto reale con l'esterno, un contatto reale. Il nostro corpo lo media sempre, e poichè del nostro corpo fa parte anche la mente, spesso è essa stessa a mediare. Nel suo essere medium, però utilizza fitti sistemi di distorsioni. E così non riusciamo mai ad avere la realtà a portata di mano. Se guardiamo una foto, magari anche sviluppata e la tocchiamo, non siamo in grado di osservare solo i colori e la figura. La nostra mente ha già mediato. E così insieme ad un pezzo di carta colorato stiamo guardando: un ricordo, una dedica, un espressione, un legame etc etc. Come gli animali abbiamo un istinto, ma non abbiamo saputo affinarlo sulle necessità e i bisogni. Anche l'istinto abbiamo mescolato. Lo abbiamo unito alla memoria e non solo a quella atavica. E così anche l'istinto si falsa, si basa sulle vecchie percezioni e anche su quelle distorte. Cosa c'entra tutto questo con le lucine di Natale?? non lo so.. Mi osservavo, qui, in cucina a lavare i piatti, incapace di pensare solo al meccanismo per cui aprivo l'acqua e lavavo, ma la mia mente continuava a cucire insieme le lucine, i ricordi, le aspettative, e le paure. Facevo quello che facciamo spesso: un bilancio. Pensavo a ciò che ho ancora da fare e a ciò che ho fatto. Riflettevo su ciò che voglio ottenere ora, e ciò che è solo un languido desiderio. Contavo errori, vittorie e sconfitte. Tutto mentre lavavo i piatti consapevole di dover dopo addobbare un albero. Ecco nel bel mezzo di un 8 dicembre qualunque, per un pò la serenità della consapevolezza, del conoscersi mi ha attraversato. E mi sono vista lì, nel bozzolo ansimante spingendo verso l'uscita. E' passata la paura, sto per emettere l'ennesimo primo respiro. Vorrà dire che il 25 festeggerò la mia ennesima natalità.

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