mercoledì 8 dicembre 2010

Lei combatte

Lei non è spaventata dalla lotta, sa come attaccare difendendosi. Ha imparato a proteggere gli organi vitali, a stare in guardia e sganciare colpi quando necessario. Un combattimento non deve portare ad una vittima obbligatoriamente, ma Lei sa  che a subire almeno in quel perimetro e in quel momento non può essere lei. Ed è per questo che serra i denti e con movimenti cauti  mette nell'angolo l'altro. Lei si muove accerchiando chi le ha fatto del male lo guarda dritto negli occhi. Lei sa che per ferire mortalmente non ci vuole un colpo sferrato con forza, ma un gesto lento e deciso. Così con i suoi pantaloni bianchi, la sua canotta e i piedi nudi, si muove con il ritmo del respiro, con il gomito teso e la mano a pugno si protegge il viso e le costole, e con le gambe attacca al cuore, schiva ,salta, ma colpisce. I colpi si danno, ma non si devono ricevere, si devono evitare. E se è costretta a piegarsi sa che non deve cadere, ma deve solo agire. Far male in alto colpendo dal basso. In quell'adrenalina Lei non ha paura. E' sicura che la giusta rabbia del suo cuore guiderà i muscoli. Lì tenderà forti, darà potenza. E l'arte del male si sprigionerà quando toglierà all'altro l'equilibrio. Il suo avversario non deve più riconoscere lo spazio e il tempo, sarà nel giusto momento tra paura e confusione che Lei tenderà dalla miglior difesa il più feroce e determinato degli attacchi. I colpi che preferisce sono quelli che si insinuano là dove non c'è difesa che tenga... Il fiato si fa ansimante, ma la concentrazione cresce, l'energia la esalta e con gli occhi freddi e lucidi lo guarda. In quell'occhiata ci sono tutte le parole non dette, c'è tutta la sofferenza, la pazienza, la comprensione data in eccesso. Ma in quello sguardo sopratutto c'è la riscossa. La possibilità per una volta, quella giusta, di rispondere al corpo con il corpo. Sono secondi, attimi in cui una condensa di sudore e fremiti scoppia. Ed ecco "boom", il suo piede teso è sullo sterno dell'altro a togliere il respiro. E ancora "boom" il suo piede toglie la terra dai piedi dell'altro. E finalemte c'è il pieno "boom" quello che l'intero peso morto dell'avversario fa cadendo giù. Lei guardando dall'alto quegli occhi sconfitti piange, le scivolano giù tutti i ricordi, tutti i momenti più belli, ma la fitta allo stomaco che le provocano le più feroci pugnalate ricevute regala al suo viso una piena ed appagata espressione. Lei si congeda, saluta come quel rito sacro vuole. E con i piedi che bruciano si ritira. Sapendo che ogni vittoria combattuta porta con se tante sconfitte. Ma lei non ha paura di combattere. Il duro allenamento serve a questo. Serve a saper essere lucidi e concentrati nell'attimo più agitato. Serve a mandare tutta la forza dal cuore al piede nudo. E sopratutto serve a saper salutare dopo aver atterrato l'avversario.

Nessun commento:

Posta un commento